CATERPILLAR Non può finire così

La decisione della direzione di Caterpillar di dare avvio al procedimento per la chiusura dello stabilimento di Jesi, è l’ennesimo esempio di come le logiche di mercato stiano letteralmente radendo al suolo il tessuto sociale passando sopra le vite di chi lavora e delle loro famiglie.

Come avviene per la Gkn di Firenze e per tante altre fabbriche, si vuole smantellare un sito ad alta produttività, alta qualità professionale dei lavoratori, con ottime prestazioni finanziarie senza averne chiarito le motivazioni, anche se appare evidente che le ragioni attengono ai processi di delocalizzazione verso Paesi dove livelli salariali e diritti sono più favorevoli per fare profitti.

Questa è la logica delle multinazionali favorita dall’ assenza nel nostro Paese di una legislazione che contrasti questi fenomeni. Con un tratto di penna, secondo le logiche che guidano l’economia della finanza, si cancella una storia industriale e si mettono “in mezzo ad una strada“ quasi trecento lavoratori.

Non può finire così, non deve finire così.

Proprio dalla storia di questo stabilimento e dalle lotte dei suoi operai possono arrivare le indicazioni per fermare questo atto di barbarie. Prima che fosse Caterpillar quello stabilimento si chiamava Sima e come oggi i padroni di allora tentarono di chiuderlo. La risposta fu ferma: decine di manifestazioni, il blocco della circolazione ferroviaria, le casse di solidarietà per sostenere quella lotta ma insieme la mobilitazione della città e del territorio che furono decisive per sconfiggere quella prepotenza.

Proprio per questo ci sentiamo subito mobilitati per sostenere quei lavoratori partecipando alle iniziative che già oggi sono in programma (saremo a Jesi in Piazza Pergolesi alle 18:00) convinti che sarà la prima di tante, per portare la vertenza al centro della città e della Vallesina , auspicando che presto si possa costruire un’azione più ampia che coinvolga le altre fabbriche, le attività economiche e sociali, le Istituzioni di tutto il territorio.

Pur consapevoli che non vi sarà mai un vero cambiamento senza un importante ripensamento del modello economico, senza un’economia ecologica che riporti armonia tra esseri umani e natura al di fuori dell’unica logica attualmente dominante, quella del profitto, oggi la priorità è non lasciare soli questi lavoratori.

Non dobbiamo consentire che si perdano centinaia di posti di lavoro, che si regali ai dividendi di borsa la fatica, l’intelligenza, le speranze di tanti e tante che lì ci lavorano e la dignità di un’ intera comunità.

Dipende da Noi provincia di Ancona

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