Con la fine dell’anno scolastico queste famiglie hanno a disposizione da parte dell’Amministrazione comunale un massimo 90 ore di assistenza domiciliare che possono richiedere tramite bando. Facciamo due conti: per 2 mesi i genitori possono usufruire di 90 ore al massimo di assistenza, che vuol dire che il Comune riesce a sostenere la famiglia per poco più due ore al giorno, escludendo i fine settimana, mentre durante tutto l’anno scolastico le ore giornaliere di assistenza previste sono all’incirca 4, alle quali vanno aggiunte le ore dell’insegnante di sostegno a carico dello Stato.
Ci sono famiglie con bambini con gravi disabilità che non arrivano nemmeno al massimo delle ore e ricevono dal comune 82 ore di assistenza per tutta l’estate, spendibili sia per l’assistenza domiciliare sia per inserire il bambino in qualche centro estivo.
In una situazione già inadeguata risulta strano il fatto che, se il bambino viene iscritto al centro estivo di una sola cooperativa scelta dal comune , le ore di assistenza salgono a 45 per il mese di luglio e a carico della famiglia viene chiesto un contributo di 50 euro settimanali (anche senza consumare pasti) che saranno rimborsabili per la metà dal Comune. Ma perché, per avere delle ore in più, una famiglia è costretta a mandare il proprio bambino in un unico centro estivo, che tra l’altro svolge la sua attività esclusivamente al mare? Perché un bambino con disabilità non può scegliere tra le tante offerte che ci sono in città comprese quelle svolte in campagna e in condizioni più agevoli per bimbi con fragilità? Ad esempio, l’associazione “L’albero dei balocchi” invita i bambini con disabilità a partecipare alle proprie attività gratuitamente, perché considera che il loro inserimento sia un valore essenziale. Inoltre, la convenzione tra l’Amministrazione comunale e la cooperativa esclude tutte quelle famiglie che hanno figli con disabilità ma sono di età inferiore ai 5 anni.
Queste incongruenze dimostrano che occorre una svolta decisa per assicurare equità, vicinanza concreta e diritti a famiglie che, essendo già colpite da una sofferenza grande, non devono sentirsi abbandonate dall’istituzione comunale.
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