Ma l’immondizia dove la mettiamo? Questa la domanda che corre nei bar e nelle conversazioni al supermercato. In mancanza di informazioni è un interrogativo più che legittimo. Ma ripetuta da parte di chi le possiede tutte le informazioni sulla complessa materia dei rifiuti lascia almeno perplessi. Se il sindaco Piergallini sventola lo spauracchio dei cumuli di immondizia nelle strade per giustificare il suo voto favorevole a 3 impianti sovradimensionati rispetto al fabbisogno della provincia sembra dimenticare di essere un amministratore, quindi con competenze e poteri. Facciamo un po’ di chiarezza.
Il piano d’ambito cita doverosamente nella parte introduttiva i principi di Riduzione, Riciclo, Recupero e Riuso perché indicato dal piano regionale e dalle direttive europee (tutto il mondo va verso queste soluzioni), ma poi come li concretizza? Prevedendo 3 impianti del tutto sproporzionati rispetto al fabbisogno ATTUALE della provincia, che implicano tutti e 3 un grande volume di rifiuti per andare a regime e necessitano dell’importazione di rifiuti da fuori. È evidente il pesante impatto ambientale così come è evidente la totale mancanza di conseguenzialità tra le due affermazioni 4 R/megaimpianti. Quindi il piano d’ambito cita le 4 R ma non le applica.
Il sindaco Piergallini sa che il volume dei rifiuti sono in progressiva diminuzione e questo è un trend fisiologico frutto di quella R della riduzione dei rifiuti a cui tutti i comuni lavorano costantemente. Quindi a che serve un impianto 3 volte più grande rispetto alla produzione attuale quando i rifiuti diminuiranno ulteriormente in futuro? Se parliamo di programmazione e di una visione a lungo termine come è possibile ragionare sui dati di ieri? Questa ATA cammina con la testa girata indietro.
Il piano d’ambito deve essere questo, una programmazione seria per affrontare e risolvere progressivamente il problema dei rifiuti come previsto dal piano regionale. La soluzione non è scavare una buca sempre più grande, ma la riduzione, il riciclo, il riuso, il recupero, è lì la soluzione vera. Avviare e sostenere imprese che lavorino su questi settori, non facendo discariche sempre più grandi.
La paventata emergenza? È un escamotage vecchio, utilizzato in continuazione per giustificare discariche e simili, dove è certo il profitto delle società di gestione e dei comuni soci, mentre è piuttosto difficile individuare il vantaggio per il territorio.
All’emergenza ci si arriva. Come? Non facendo niente e aspettando che l’immondizia aumenti per poi gridare al pericolo e al ‘corri in discarica’. Quindi l’emergenza si crea per mancanza di decisioni e amministrazione.
In sintesi: la delibera ATA non applica i principi che cita e soprattutto non va verso la soluzione del problema dei rifiuti che con quelle decisioni rimane e anzi è destinato a peggiorare perché il piano, così come concepito, non affronta realmente il problema.
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