Una nuova caccia alle streghe nella città di Macerata con le gravi affermazioni di un sacerdote che trasforma l’omelia in un comizio e le cui affermazioni suscitano la giusta indignazione nazionale e delle piazze virtuali.
Sono trascorsi 42 anni dall’approvazione della Legge 194 che regola e depenalizza le interruzioni di gravidanza e che indica nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei “…mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile (che) è consentita anche ai minori.”
Una legge ancora oggi disattesa e attraverso la quale vengono periodicamente attaccate le donne che continuano a essere additate per le scelte che sono costrette a prendere circa il loro ruolo di donne e madri.
L’aborto non è mai stato vissuto con leggerezza dalle donne, neanche quando – per ignoranza e per mancanza di servizi preventivi – si è trasformato in una forma di controllo delle nascite.
La rete dei consultori, così come pensati nel 1974 e il loro ruolo disegnato successivamente dalla Legge 194 nel 1978 non esiste a danno dell’intera società e, in primis, delle donne.
Al contrario della pari dignità dettata dall’art. 3 della Costituzione Italiana la società in cui viviamo continua ad ampliare il divario tra le persone e si accanisce sulle donne che, nei ricorrenti luoghi comuni, diventano l’origine o il risultato di ogni male.
Gli atteggiamenti estremisti sono dannosi e dolorosi così come le spettacolarizzazioni. Sono tutti tentativi di schiacciare le personalità e l’autodeterminazione che, piuttosto, sono indispensabili per una crescita democratica e complessiva.
Occorre ricordare che la legge 194 sancisce il diritto delle donne e le tutela consentendo loro la possibilità di interrompere una maternità non desiderata e la loro tutela anche in materia di privacy ed anonimato.
C’è stato un primo attacco rappresentato dal cimitero dei feti con il quale avviene la marchiatura delle donne ed ora il maldestro tentativo di equiparare un diritto, quello di abortire, ad un reato come quello della pedofilia e ciò, oltre ad essere inaccettabile, ha del grottesco.
Il coordinamento Non una di meno delle Marche si sta preparando a scendere in Piazza Mazzini a Macerata nel pomeriggio di sabato 7 novembre (qui il link all’evento https://www.facebook.com/events/s/tojestwojna-a-macerata/3442614969138392/?ti=wa) raccogliendo le adesioni di altri movimenti tra cui quello del Movimento di impegno civile Dipende da Noi che ospita questo mio scritto.
Lo stesso movimento Dipende da Noi che, tra l’altro, nel proprio programma elettorale richiedeva la “istituzione di un centro regionale di monitoraggio dell’applicazione della 194 e sostegno alle attività consultoriali assumendo personale qualificato e sufficiente” sta organizzando un evento online di approfondimento sui tempi della Legge 194.
Paola Petrucci
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