L’esperienza del movimento Dipende da Noi, attivo dal 2020 nel contesto della Regione Marche, non può limitarsi a un’indispensabile presenza sul territorio, ma cerca di evolvere per realizzare il suo originario e ambizioso progetto: facilitare il dialogo tra l’attivismo democratico dal basso e la rappresentanza politica, al fine di rigenerare la partecipazione delle persone alla vita collettiva. Dipende da Noi vuole essere lievito e ingrediente, tra i tanti, per dare forma al desiderio di bene comune che crepita in Italia sotto le ceneri delle numerose sconfitte e delusioni. Oggi è evidente che una politica attenta alla giustizia sociale e ambientale potrà affermarsi, nel nostro Paese, solo superando i limiti dei partiti classici “progressisti” (siano essi ultraminoritari o esplicitamente “entristi”, dunque convinti di cambiare le cose rimanendo nell’orbita di un centro-sinistra esausto e dannoso) e l’incapacità dei movimenti di base di tradurre le loro istanze in leggi ed effetti di sistema. I vecchi esperimenti della sinistra radicale, dalle coalizioni arcobaleno fino agli ultimi tentativi in occasione delle recenti elezioni, hanno mostrato la corda raccogliendo ben poco.
È tempo di chiudere un capitolo e di aprire una fase nuova, con il coraggio dei pionieri e la pazienza dei buoni seminatori. Altrettanto vano, e forse ancora più dannoso, è l’accanimento terapeutico che vede puntualmente, al momento del voto, l’invito a un antifascismo di facciata che precipita in equivoche interlocuzioni con il Partito Democratico. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un crollo generalizzato della fiducia, del consenso, della passione civile. Bisogna dunque uscire dalla tenaglia del voto (in)utile e della testimonianza senza rappresentanza. Ecco perché, in un passaggio drammatico di riconfigurazione del capitalismo di guerra e di controllo, diventa necessario pensare e agire fuori dalle cornici usurate di senso. Dipende da Noi vuole impegnarsi per dare il suo contributo a un processo di costituzione di un fronte democratico, pacifista ed ecologista, sensibile ai bisogni della classe lavoratrice, alle tematiche di genere, al destino degli ultimi e penultimi, qualsiasi sia il colore della loro pelle. È nostra intenzione, quindi, mobilitare le energie a disposizione per organizzare, nei primi mesi del 2023, un seminario nazionale dove discutere, con realtà impegnate nella lotta per i beni comuni, per la pace e per i diritti, la possibilità di inaugurare un percorso che conduca alla creazione di un soggetto politico nuovo, capace davvero di fare da sponda in Parlamento per tutti quei movimenti che sognano il graduale superamento della società del profitto e che vogliono instaurare una cultura della cura diffusa, efficace e incisiva. Per animare la democrazia insorgente, e invertire la rotta, diventa irrimandabile un confronto ampio e la nascita di un cantiere di idee e buone pratiche, dal quale possa emergere col tempo un soggetto di rappresentanza politica per tutti gli italiani e le italiane che non si arrendono a un sovranismo muscolare e ipocrita (in realtà prono ai diktat dell’establishment europeo e americano), al mercatismo selvaggio, allo scandalo dell’autonomia differenziata, alla svendita dei diritti del lavoro, all’aggravarsi delle condizioni di vita delle donne, dei migranti, dei bambini, allo scempio della privatizzazione della sanità, all’autoritarismo dei governi tentati da un uso tossico dello stato di emergenza, alle menzogne dei mass media. Compagne e compagni di viaggio potranno essere, se lo vorranno, tante realtà che hanno già aderito al processo di convergenza de La Società della Cura, i movimenti giovanili ecologisti, i gruppi attivi in difesa dell’acqua pubblica, sindacati, associazioni, reti dell’economia solidale, singoli senza partito…
La prospettiva politica da imboccare richiederà l’abbandono dei vessilli identitari che ostacolano la comunicazione con milioni di persone stanche dei proclami “di sinistra” a cui non seguono fatti e risultati concreti. La ricerca di una soluzione negoziale per la guerra in Ucraina, sulla scia delle raccomandazioni di Papa Francesco, la difesa del lavoro dignitoso, la riduzione dell’orario a parità di salario, la messa in sicurezza dei beni comuni da sottrarre al gioco predatorio dei mercati, nonché nuove forme di reddito minimo garantito, sono solo alcuni punti di un programma emancipativo che dovrà nascere dal basso e orizzontalmente. Speriamo che, da ogni angolo del Paese, dove la resistenza creativa al neoliberismo e ai fantasmi del razzismo, del sessismo e del disastro ecologico si esprime coraggiosamente, giungano segnali di apertura e disponibilità rispetto alla costruzione di un soggetto politico all’altezza delle sfide odierne. Se desideriamo che una riconversione delle nostre esistenze si dia, e una restituzione di dignità a tutte le categorie oppresse dalla società della merce e dai suoi apparati di potere, dobbiamo lanciare il cuore oltre il filo spinato delle abitudini, delle paure, dell’incomunicabilità. Lasciamo alle spalle qualsiasi illusione riformista, ma anche i riti stanchi delle appartenenze cristallizzate, e diamo corpo, e voce, a uno sforzo comune che dia all’Italia quella forza fedele alla Costituzione che meritiamo.
Per questo lavoreremo e siamo pronti a raccogliere opinioni e partecipazioni. Il seminario nazionale, al momento pensato per la primavera, si terrà nel capoluogo marchigiano, Ancona: là dove il sole tramonta e sorge sul mare.
Paolo Bartolini
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