Mi associo davvero ai sentimenti di riconoscenza espressi da Betty, non solo per la “casa politica” trovata in Dipende da Noi e le opportunità di crescita, ma anche per il calore delle relazioni proprie di chi condivide qualcosa d’importante.
Rispondendo all’invito di Paola sulla “Vicenda nazionale”, premetto brevemente che non ho mai pensato ad una estraneazione di Dipende da Noi, nel senso che il nostro piccolo grande impegno politico e civile è, per quanto “localizzato”, universale. Alterno alla musica i video di Roberto, che fungono da faro; una visione del mondo che sostanzia ogni piccola cosa che proviamo a fare e aiuta a sciogliere dubbi e “rese istintive” di chi come me si sente davvero inadeguato alle esigenze. Tuttavia, quanto espresso qualche tempo fa sul gruppo WhatsApp, non è determinato da una sorta di resa, bensì dalla consapevolezza che cercare “scorciatoie” per “battere la Meloni” (per dirla con quel “amabile bulldozer appassionato” di Corrado), significa, ammesso che ci si possa riuscire, stravolgere nel merito e nel metodo proprio la filosofia di Dipende da Noi.
I tempi sono così stretti che qualsiasi determinazione rischia di bypassare un corretto coinvolgimento della società civile e di uniformarci ad un metodo che si traduce in un “vota per me, che ci penso io” prestando il fianco, magari invano, a quella logica di potere per il potere che tanto abiuriamo. Quindi, se testimoni (e “tessitori”) dobbiamo essere anche sulle “vicende nazionali” tanto vale curare questo compito nel territorio dove viviamo puntando alla massima capillarità della nostra azione.
Ciò detto, voglio tentare di contribuire ad una risposta “incoerente”, che si misuri con l’esigenza di “stoppare” la destra eversiva con un piano che (pur inevitabilmente mediato, nel merito e nel metodo), provi a mantenere connotati alternativi alle risposte rassegnate (?) di chi pensa ad un riformismo tutto chiuso nei perimetri del mercato globale e delle sue “mortifere logiche di guerra” con lo sfruttamento che questo comporta e che ha sicuramente molto a che fare con “la pancia” di chi non ha più nessuno da votare.
Sarò schematico sia per i miei limiti, ma soprattutto perché i tempi richiedono in questa logica centralizzazioni e rapidità oltre misura.
Facciamo preparare una bozza di programma di governo ad una Commissione ristretta presieduta da Roberto (Mancini) ed organizziamo un incontro fra esponenti del mondo associativo (Movimenti ambientalisti, Ong, Università per la Pace, Sindacati, Intellettuali ecc.) e prepariamo un documento condiviso. Chiediamo quindi un incontro con un possibile (?) rappresentante riconoscibile e, per le sue esternazioni, presentabile leader per una coalizione di sinistra (penso a Pierluigi Bersani).
Sono consapevole dei limiti e delle difficoltà. Soprattutto del fatto che questo ci mette nella condizione di dover ragionare con pezzi del PD, e dei 5 stelle (se va grassa e non si debba forzare un ragionamento di merito con i partiti in quanto tali, con tutto ciò che comporta dal punto di vista del merito programmatico). Le esternazioni di Bersani andavano in questa direzione e credo, forse, questo è davvero l’unico modo per sperare di non fare arrivare la Meloni lì, inserendo qualche elemento anche se, temo, non un radicale cambio di strategie sul fronte, ad esempio, del conflitto armato in atto in Europa. In un eventuale contesto di questo tipo, penso che sicuramente avrebbe “incoerentemente” senso anche la candidatura di Roberto, assieme ad altri intellettuali (Saviano, Ciotti, Tozzi? ecc).
Si può fare? Possiamo provare a smuovere sta roba? Elucubrazioni? Molto probabilmente Si. Abbiate pietà 🥲!
Roberto Foschi
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