Una parola decisamente feconda e illuminante è SOSTENIBILITA’. Di essa possiamo ancora servirci se dismettiamo la pessima abitudine di associarla al concetto di sviluppo. Storicamente la litania dello sviluppo sostenibile ha avuto una funzione ben precisa: passare l’idea che si possa coniugare l’incremento esponenziale dei profitti, della produzione e del consumo con il rispetto delle risorse naturali e la protezione degli ecosistemi. I mass media, tentando di disinnescare il rilievo simbolico e politico delle recenti manifestazioni giovanili contro l’indifferenza dei potenti verso i cambiamenti climatici, stanno colonizzando la percezione pubblica con l’illusione di un’economia di mercato “verde”. Come se bastasse un po’ di smalto per ridare al neoliberismo e al capitalismo finanziario la loro verginità perduta.
Oggi, e basta cercare con attenzione su internet, ricerche qualificate confermano l’impossibilità di coniugare la crescita come è stata intesa per decenni con la cura dei delicati equilibri della biosfera. Sostenibile, secondo noi, è solo un’economia che ridefinisca alla radice le proprie finalità, mettendo in primo piano il benessere di tutti, la riduzione degli sprechi, l’investimento in progetti che non ledano il diritto a una vita dignitosa per le future generazioni.
La SOSTENIBILITA’ non è compatibile con la società di mercato, con la velocizzazione continua dei processi produttivi, con il gigantismo fuori controllo delle corporations, con la logica del “più è sempre meglio”.
Paolo Bartolini
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