Siamo tutte rane bollite…ma qualcuno, per fortuna, sfugge.
Immagino che conosciate la metafora della rana bollita elaborato dal filosofo, e anarchico statunitense Noam Chomsky (sulla base di una ricerca del “John Hopkins University” nel 1882) con il quale descrive la pessima capacità dell’essere umano moderno di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi.
“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50°C avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.” (Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky)
Nelle nostre città, in Italia, in Europa, nel mondo stiamo diventando rane bollite…
Negli anni 90 hanno cominciato a proporci modelli basati sull’apparire, sull’importanza dei soldi e sul successo con espedienti e valori discutibili. È stato il periodo in cui sono nate le veline e d in cui si sono consumati scandali e festini.
Si è trattato di una escalation verso il neoliberismo inneggiando al denaro ed al successo a tutti i costi e passando per tangentopoli dimostrando che l’etica era ormai divenuta un proforma per alcuni.
Poi c’è stato l’avvento dei social network che hanno sdoganato la presunzione di poter parlare di ogni cosa amplificando quello che un tempo era solo un fenomeno da bar e che si è trasformato in un fenomeno globale in cui tutti parlano di tutto: notizie false, odiatori e violenza indiscriminata sui social se sono stati la diretta conseguenza.
È appena iniziato il mese di marzo, mese in cui si parla di più della condizione femminile…anche questo tema di “bollitura” con isterismi e con la pessima abitudine di mischiare i temi e paraea di violenza di genere e ti tutta la negatività che pervade questo mondo mentre dovremmo prestare attenzione ai cambiamenti positivi che, anche se piccoli ci sono, ed imparare a ripartire da li. Anche le donne sono bollite e quelle che provano a fuggire dalle pentole sono le moderne streghe.
Intanto continua la guerra vicino a casa nostra e noi sembriamo assuefatti anche all’invio di armi e ai mancati tentativi di dialogo. La guerra non fa più notizia, ci sfiora e sembriamo rassegnati ad un governo che continua a mandare le armi come se queste fossero l’unica soluzione possibile.
Nei nostri mari continuano a morite persone che fuggono dalle tante guerre che ci circondano, dalla miseria e dalle torture…in questo caso l’assuefazione produce danni maggiori perché la società della fame di potere, dei social e della violenza ha generato il noi contro voi in una guerra tra poveri (miseri) che annaspano nella pentola in cui l’acqua è prossima a bollire e pensano solo a se stessi ma non a reagire ritrovando la dignità perduta.
Continuiamo a dire indirettamente che questa politica non ci rappresenta e, invece di reagire, ne rimaniamo sopraffatti rinunciano al diritto/dovere del voto per il quale i nostri nonni si sono battuti. L’atteggiamento non è neanche quello di dire “andate avanti voi” perché non votando non si partecipa neanche nel dare un mandato, l’assuefazione è tale da far pensare che “tanto non cambierà niente” mentre non ci si accorge che la temperatura dell’acqua continua inesorabilmente a salire.
Questo lento (neanche tanto) e costante aumento della temperatura ha fatto crogiolare molte rane nel caldo della pentola…
Non tutte le rane, però, sono rimaste al calduccio della pentola…ci sono sempre più rane che con una zampata saltano fuori dalla pentola e preferiscono vivere la vita attivamente.
Ci sono persone che scelgono d’impegnarsi, che prendono in mano la loro vita e cominciano a camminare tra la gente e che, incontrandosi, riescono a realizzare bellissimi progetti e a crescere non solo numericamente.
Ci sono persone che si dedicano agli altri e che di questo loro approccio ne stanno facendo un’ azione politica costante basata sul prendesi cura e sulla costruzione di nuove comunità sociali.
Ci sono persone che continuano a chiedere la pace, a scendere in piazza per chiederla a gran voce e continuano a praticarla nella vita di tutti i giorni.
Ci sono persone che continuano ad accogliere nella convinzione di avere di fronte persone senza il bisogno di aggettivi quali naufrago o migrante o richiedente asilo. nella consapevolezza che ci possiamo guardare negli occhi e chiamarci fratelli e solo insieme si possono sconfiggere le miserie, le guerre, le persecuzioni perché la sola globalizzazione possibile è solo quella che ci vede, insieme, a costruire realtà accoglienti.
Ci sono giovani che si preoccupano del futuro collettivo, che antepongono il noi all’io e che per questo si spendono rischiando in prima persona e che, per fortuna, trovano anche il sostegno di alcuni adulti che credono ancora nella forza degli ideali.
Ci sono persone che si mettono a fare politica attiva, che propongono da anni un cambiamento radicale di prospettiva che non può rimanere all’interno delle associazioni e del volontariato e deve essere messo a servizio dell’intera comunità.
Tutte queste persone sono le rane che sono saltate fuori dalla pentola e che spingono altre a reagire, sono persone che hanno compreso l’importanza di essere goccia in un mare e fare la propria parte perché, come hanno detto in molti, è solo sul presente e su noi stessi che possiamo agire confidando in un cambiamento di prospettiva anche negli altri, perché ogni cambiamento dipende da noi!
Paola Petrucci