Al netto delle scaramucce di facciata, assistiamo a una classe politica che converge compatta sulla proposta di Mario Draghi al Quirinale. Il sistema dei partiti, nella sua quasi interezza, e con l’appoggio sostanziale dei sindacati confederali, sta cercando di attutire – non risolvere! – la situazione odierna dovuta al precipitare delle crisi sistemiche indotte dal tecno-capitalismo.

Ci aspettano, nei prossimi mesi, proclami vuoti sulla questione ecologica (greenwashing), uso strategico degli eventi pandemici ed emergenziali, asservimento totale dei mass media (già ampiamente menzogneri e totalmente concordi nel sostenere la narrazione governativa su ogni tema). Gli specchietti per le allodole che serviranno a polarizzare l’opinione pubblica saranno la minaccia neofascista (pericolo realissimo, ma che il potere non ha alcun interesse a sradicare), i no-vax e altre chimere dell’irrazionalismo contemporaneo costruite in laboratorio o lasciate crescere come esiti del caos in cui versa il paradigma occidentale. Il diritto di manifestare, come stiamo già vedendo, verrà compresso sempre di più e chi scenderà in piazza sarà considerato irresponsabile, nemico della salute e della sicurezza pubblica. Ne vedremo delle belle.

Nonostante tutto questa è la “cura Draghi”, somministrata ai renitenti in un passaggio storico delicatissimo, con lo sblocco dei licenziamenti anche per la piccola media impresa, con l’aumento delle bollette e di tutte le spese necessarie per vivere. I partiti di centro-sinistra e centro-destra vanno a braccetto e si stringono attorno al Migliore, ricordando a lavoratori, giovani ecologisti, pensatori liberi e cittadine/i comuni che la Transizione sarà gestita da loro, senza che nessuno possa avere voce in capitolo. Il pilota automatico non vuole essere disattivato. E noi faremmo bene, per iniziare, a coltivare un po’ di intelligenza collettiva e individuale, nonché un maggior rispetto delle posizioni altrui.

Mi auguro che Dipende da Noi, insieme ad altre forze democratiche, antifasciste e sufficientemente lucide, sappia dare un contributo per creare nel tempo un soggetto politico nazionale che faccia da sponda ai movimenti della Società della Cura, dei ragazzi di Friday’s for Future ed Extinction Rebellion, dei lavoratori in mobilitazione contro i licenziamenti e di tutte/i coloro che hanno compreso l’ambiguità di un governo che non ha nessun interesse a difendere la sanità pubblica, le vite delle persone e degli ecosistemi. Il blocco degli interessi neoliberali pretende oggi l’ennesima normalizzazione, pur sapendo che i cambiamenti climatici scateneranno – ben prima del 2050 – problemi irrisolvibili dentro le coordinate del tecno-capitalismo. Sta a noi ridisegnare il profilo della conoscenza e dell’azione in questi tempi oscuri. Per farlo bisogna abbandonare le false speranze e non credere ai diversivi che i mass media ci offrono per canalizzare il malcontento e renderlo innocuo. Imparare a farcene qualcosa del malessere, dunque, e a riconoscere i veri agenti di distruzione che minacciano le nostre vite. Sbagliare l’obiettivo della nostra critica sarebbe infine catastrofico. Meditiamo.

Paolo Bartolini

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