A circa un anno dallo scoppio dell’epidemia innescata dalla circolazione del Covid-19 non possiamo che constatare lo stato di confusione in cui versano le istituzioni e i cittadini. Tra un DPCM e l’altro è facile constatare come l’opinione pubblica venga distolta dai punti chiave di questa transizione epocale. In troppi si sono polarizzati sulla questione, pur rilevante, delle restrizioni e delle forme di contenimento al virus. Nel frattempo, come ben dimostra l’iter delicatissimo della validazione dei vaccini e della loro somministrazione a singhiozzo, si trascurano colpevolmente due aspetti decisivi della questione: quello ecologico e quello legato alla natura privata della ricerca e della produzione di farmaci che possono rivelarsi veri e propri salvavita per milioni di persone.
Da un lato non si parla quasi mai, se escludiamo il fronte ambientalista, del fatto che i virus e le loro mutazioni risentono enormemente dell’ecocidio realizzato da agenti economici che coltivano il dogma irrazionale della “crescita infinita”. Dall’altro si trascura il fatto che la salute delle persone va tutelata per via pubblica, con interventi coordinati tra Stato e comunità responsabili. Se non mettiamo in discussione la privatizzazione della salute rischiamo di trovarci sempre a dipendere da soggetti privati opachi e arraffoni (come quelli che, in più settori, si apprestano ad assaltare la diligenza dei denari stanziati dal Recovery Fund). Da essi dipendono intere popolazioni, con particolare riferimento alle fasce più fragili. Questo è inaccettabile, come dimostra l’allucinante sorteggio degli aventi diritto a ricevere un vaccino giunto in dosi insufficienti.
Mentre infuriano paranoie e contrapposizioni di principio, smarriamo la consapevolezza del vero problema: è l’economia del profitto che genera, in maniera circolare e ricorsiva, crisi ecologiche, economiche e sociali. Coloro che, in maniera complessa e multidimensionale, influiscono tragicamente sugli ecosistemi, sono anche i medesimi che ci offrono soluzioni “a pagamento” per uscire dal vicolo cieco in cui ci hanno ficcati. Di questo dovremmo parlare e del fatto che la vita (umana e non) non ha prezzo.
Paolo Bartolini
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