Pensieri sul lavoro

Ieri, al ritorno dal lavoro, sono andato nella gelateria artigianale sotto casa e mi sono preso un bel gelato. Un cono con tre gusti, non troppo dolce né troppo burroso ma gustoso e saporito, veramente ben fatto tanto che, una volta finito, sono andato via con un sorriso di gratificazione al volto.

Ho pensato a quanto lavoro doveva esserci stato dietro quel gelato: in primis sicuro lo studio attento del gelataio che chi sà dopo quanti corsi, quante prove, quanto tempo impiegato è riuscito a quantificare le giuste dosi per ottenere quello splendido risultato. E che ancora si adopera a creare nuove ricette per nuovi inaspettati gusti: caramello salato, zabaglione, cassata siciliana e poi ancora africa, pistacchio di bronte….

Poi ho pensato a tutti quegli ingredienti, alle migliaia di chilometri fatti dai camion per trasportarli fino ai rivenditori da cui compra la gelateria sotto casa. Al lavoro estenuante di quei camionisti, a guidare per ore di notte con le palpebre pesanti. E anche al lavoro di tutte quelle braccia sotto il sole cocente di Sicilia a raccogliere quei meravigliosi pistacchi, ad ammucchiarli in sacchi da trasportare per poi metterli a seccare. Poi ho pensato alla macchina sguscia-pistacchi, al lavoro e allo studio di chi l’ha pensata e congeniata magari inspirandosi ad altre macchine simili già inventate da altri, e al lavoro e al sudore di quegli operai che a catena assemblano i pezzi nella fabbrica che produce in serie quell’oggetto così specifico e settoriale.

Ho pensato alla gelateria, al lavoro dei muratori che hanno costruito quelle mura. E al gelataio che magari per un periodo ha dovuto chiudere la sua attività immaginando, senza augurarlo ovviamente, che dovesse fare un interventino chirurgico: e ho pensato al lavoro degli infermieri e dei medici, al lavoro immenso che per secoli ha prodotto quel sapere scientifico che ha portato il gelataio a poter fare l’interventino senza rischi e a continuare a fare gelati.

Ho pensato infine che sebbene quel gelato valesse appena qualche moneta, e sebbene il mio “bisogno” di gelato fosse ben frivolo e di poco conto, dietro di esso c’era tutto il lavoro, la fatica, il sudore, le notti insonni, lo studio, le lotte, le invenzioni, insomma tutta la storia del genere umano e che questa invece avesse un valore immenso.

Un valore che ancora oggi purtoppo non viene rispettato e anzi, ancora di lavoro spesso ci si ammala perché non c’è o perché ce n’è troppo. Ancora oggi col lavoro si sfrutta, si schiavizza, si domina sugli altri, si tiene in scacco gente e popoli. Un valore che viene spesso tradito anziché difeso come la nostra Costituzione comanda.

Il lavoro non è solo fatica e sudore, né solo un mezzo di sopravvivenza o di guadagno. Siamo tutti il prodotto del lavoro di altri uomini in quanto il lavoro è il motore dell’evoluzione dell’umana societá e per come lo si fa e con che fini lo si fa ciascuno contribuisce col suo ad aggiungere un pezzo di bene o di male, ciascuno influenza il futuro che verrà.

Mauro Borioni

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