Per questo riconosciamo il dovere di contribuire a una vera alleanza etica e politica che sappia dare un governo di rinascita alle Marche. Quindi volentieri mi faccio carico della preoccupazione di quanti, durante gli incontri pubblici, ci esprimono stima ma ci chiedono di non dividere il centrosinistra alle prossime elezioni regionali. È una preoccupazione diffusa che merita tutta la nostra considerazione. Scrivo soprattutto rivolgendomi a queste persone, alle quali desidero dare una risposta che chiarisca i termini della questione.
Bisogna anzitutto capire che il problema sta nel sistema di potere che si è instaurato, di cui la destra è l’espressione peggiore ma non l’unica protagonista. O la Regione è un pezzo di quello che a Napoli si chiamerebbe ‘o Sistema, oppure è un’istituzione di servizio e di prossimità verso i cittadini. Per fermare davvero la destra bisogna smantellare il sistema politico dominante nella sua strutturale e arrogante indifferenza alla vita dei cittadini e soprattutto lottare contro la povertà. Proprio perché consideriamo la destra come il pericolo maggiore per la democrazia, noi vogliamo sradicare le cause del favore che ottiene avvantaggiandosi del modo di fare politica da parte del centrosinistra.
I margini di movimento sono ristrettissimi a causa dei troppi fattori negativi che stanno impedendo la rinascita di una vita istituzionale realmente democratica nelle Marche. Già il contesto nazionale non aiuta. Quando si governa assecondando la dittatura del mercato, insistendo con le privatizzazioni, promuovendo la cosiddetta “autonomia differenziata” delle regioni, lasciando alla deriva il lavoro e l’ambiente, smantellando la scuola pubblica, finanziando la Libia perché blocchi i migranti e mantenendo i “Decreti sicurezza”, facendo affari con l’Egitto di Al Sisi, negando una legge per lo ius soli, abbandonando i terremotati al loro destino, allora sì che si disperdono i voti.
Alla destra non si possono contrapporre nient’altro che il vuoto e l’ipocrisia mentre crescono la rabbia e la disperazione dei cittadini. Basta guardare le tre opzioni erroneamente ritenute le uniche possibili alle elezioni: a. non andare a votare; b. votare a destra per reazione e per rancore; c. continuare nei secoli dei secoli a votare meccanicamente per questo centrosinistra, senza mai chiedere qualche svolta. Sono tre forme diverse della stessa disperazione.
Noi non sottovalutiamo affatto il pericolo perché sappiamo che già il termine “destra” in Italia è un eufemismo. Essa infatti è l’intreccio di forze neofasciste, razziste, maschiliste, classiste, nazionaliste e localiste. Per il suo DNA, per mentalità e comportamenti, più che uno schieramento politico la “destra” è una forza di aggressione alla Costituzione della Repubblica e alla democrazia. Ben sapendo tutto ciò, ci siamo mossi mesi fa per chiedere al PD marchigiano una svolta di responsabilità, rendendoci disponibili a costruire un programma adeguato, orientato in senso molto diverso da quello seguito dalla giunta Ceriscioli, e a trovare insieme una candidatura credibile, capace di unire tutto il centrosinistra, come si fa tra veri alleati. Abbiamo avuto in risposta una chiusura totale.
Non ci fermiamo neppure a constatare questo fatto, perché il nostro antifascismo è attivo e propositivo. Perciò rilanciamo la disponibilità a costruire la svolta che i marchigiani attendono. Benché in extremis, i dirigenti del PD sono ancora in tempo per condividere un programma di vere priorità per le Marche, ripudiando la logica delle privatizzazioni e dell’autoreferenzialità. Prendano un impegno chiaro sul programma e accettino di individuare una/un candidata/o alla Presidenza della Regione che sia così credibile da avere il consenso di tutte le forze politiche antifasciste. Certo, una svolta simile è difficile, perché in questi anni proprio il PD ha svolto il ruolo dominante nel sistema di potere che si tratta di superare. Questo partito deve operare un rinnovamento radicale di visione e di metodo, se vuole svolgere un ruolo positivo nelle Marche. Ma se lo farà, davvero si potrà fermare la “destra” cominciando a promuovere la rinascita della comunità regionale.
In ogni caso, anche se il PD si ostinerà nella sua strada senza sbocco, noi continueremo a sviluppare il nostro progetto e il lavoro di radicamento nella società marchigiana. Questo ci permetterà concretamente di affrontare le elezioni con il consenso dei tanti che hanno capito quanto sia urgente coltivare una vera alternativa. Voi che ci invitate a non dividere il centrosinistra potrete allora prendere atto del fatto che non è nostra la responsabilità di costruire una coalizione con chi non vuole saperne. Ma soprattutto potrete portare le vostre energie verso qualcosa di più fruttuoso.
Se ci si chiede di partecipare a una finzione in nome dell’unità delle forze antifasciste, sapete anche voi che questo è il modo più diretto per favorire la “destra”. In queste condizioni, senza che nel centrosinistra ci sia la svolta indispensabile richiesta dalla realtà, aderire alla finzione di un cartello elettorale di sostegno al candidato Mangialardi servirebbe solo a spingere molti marchigiani al non voto oppure a votare la “destra”, screditando l’opera preziosa di rigenerazione della politica democratica svolta finora da “Dipende da Noi”. A questo non siamo minimamente disposti.
Chi ci stima ma, in contraddizione con la propria speranza, si rassegna per l’ennesima volta al “male minore” del voto utile, sappia che questo sarebbe solo un voto futile. Stavolta si può fare tutt’altro: votare “Dipende da Noi” e agire insieme per generare giorno per giorno una politica diversa, mettendoci il tempo che la realtà richiede. Si tratta di capire che, mentre in questioni così complesse non esistono scorciatoie, coltivare un buon seme porta sempre frutto.
Roberto Mancini
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