Nel 1980 non si votava ad Ascoli Piceno eppure una delle prime cose che ho fatto da maggiorenne è stata andare a ritirare la tessera elettorale, ho pensato prima al mio diritto di voto che a prendere la patente stabilendo da subito quali fossero le mie priorità.
Oggi in troppi scelgono (?) di non votare…il partito più grande, in Italia e non solo, è quello degli astenuti. Il rifiuto di votare per farsi rappresentare è un fenomeno che caratterizza le democrazie liberali ed intesa come auto emarginazione dalla politica.
Questo fenomeno, in Italia, sta diventando preoccupante, danneggia la democratica rappresentanza parlamentare ed amministrativa e fa venir meno la sovranità popolare.
In Italia nel 1976, quando io contavo gli anni che mi dividevano dalla maggiore età per scegliere il futuro in cui vivere, l’affluenza alle urne per le politiche era del 93% ma già nel 1987 era scesa all’89%. Alle politiche del 2018 l’astensione è arrivata a superare il 27% e alle regionali del 2019 e del 2020 l’astensione è stata del 41%. Solitamente le amministrative hanno registrato una maggiore partecipazione ma lo scorso 12 giugno 2022 hanno votato soltanto il 50% circa degli aventi diritto.
Non dimentichiamo, poi, che in Europa l’Italia era ed ancora è uno degli stati in cui si registra un’affluenza maggiore che negli altri…
A dicembre 2021 il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha nominato una “Commissione di esperti con compiti di studio e consulenza, di analisi ed elaborazione di proposte, anche di carattere normativo, e iniziative idonee a favorire la partecipazione dei cittadini al voto” il cui rapporto, in edizione provvisoria, è disponibile qui.
Il rapporto studia nel dettaglio le motivazioni che portano al non voto, elabora profili e formula proposte su nuove modalità di voto.
Quello che salta all’occhio è che non s’interessano di politica il 27,6% dei cittadini (erano il 22,6% solo 5 anni prima) e il disinteresse prevale tra i giovani mentre, per la fascia media (35-59 anni) prevale la sfiducia nella politica. Preoccupa che la quota di popolazione che non s’interessa alla politica e che non vi partecipa in forma diretta o indiretta è crescente.
Il rapporto studia anche le astensioni involontarie ossia coloro che, per motivi logistici (studio, lavoro, età avanzata, malattia, ecc.) indipendenti dalla loro volontà, non partecipano al voto. Anche questo aspetto è importante ed esistono già molti strumenti che consentono il volo alle persone con queste tipologie di difficoltà (voto a domicilio, permessi lavorativi, ecc.) a cui, però, la popolazione attinge poco perché è ridotto l’interesse al voto.
L’astensionismo riduce fortemente la sovranità del popolo e la democrazia. Basta fare due calcoli per rendersene conto: in Sicilia, per esempio, i Sindaci vengono eletti al primo turno al superamento del 40% delle preferenze e nel caso delle recenti amministrative in cui l’affluenza alle urne è stata di poco superiore al 50% significa che un sindaco eletto potrebbe essere l’espressione solo del 20% della popolazione ossia di un gruppo di cittadine e cittadini talmente ristretto da non essere rappresentativo del volere popolare. Pensiamo, poi, ai sindaci che vengono rieletti con una partecipazione così bassa: gran parte dell’astensione si può sommare ai voti contrai trattandosi in gran parte di voti di protesta il che può significare che, di fatto, viene rinnovata la fiducia ad un’amministrazione che, nella realtà, non è ciò che la cittadinanza desidera.
La domanda che sorge spontanea è “questa classe politica è realmente interessata ad aumentare la partecipazione alle elezioni?” e, onestamente, ritengo che la risposta sia quella più scontata perché la politica basata sulle dinamiche di potere ha tutto l’interesse affinché la partecipazione sia ridotta perché i piccoli numeri sono più facili da gestire e manovrare…
Se non diamo un nuovo senso al fare politica rimettendo al centro le persone non riusciremo a far tornare l’interesse per la polis e la consapevolezza che il voto è uno strumento per cambiare in modo democratico la società con il contributo e l’impegno dei singoli.
Tornando allo spirito che avevo nel 1980, quando sono diventata maggiorenne, è certo che questo nasceva da un forte desiderio di sentirmi parte di una comunità e, quindi, di una società da realizzare insieme agli altri.
Sono cresciuta in un ambiente favorevole ed impegnato e il mio carattere ha completato il quadro impedendomi di rimanere distante difronte ai problemi altrui e alle questioni di principio. Ho dedicato molto del mio tempo ad aiutare le giovani generazioni a crescere, ad acquisire maggiore consapevolezza e ad essere curiose ed attente a ciò che le circonda convinta che la costruzione della democrazia nasca da queste azioni che trasmettono il bello della partecipazione e del sentirsi parte di una società che si basa sul valore di ciascun individuo.
Ma una efficace e corretta relazione educativa si basa essenzialmente sull’esempio e la costruzione di esperienze e di progettualità: occorre essere per poter fare per contagiare con entusiasmo e speranza chi ci circonda mettendosi in gioco in prima persona.
Quando diciamo Dipende da Noi intendiamo proprio questo, l’urgenza di riattivare relazioni profonde capaci di evidenziare le specificità di ogni individuo tornando a far incontrare le persone e a condividere desideri ed obiettivi ricominciando a fare della vera politica basata sulla passione e sul servizio affinché la partecipazione non sia uno strumento ma l’obiettivo..
Paola Petrucci
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