Dai primi momenti in cui ha avuto inizio questo orrore della guerra in Ucraina, tutti abbiamo cercato di rispondere a questa domanda: di chi è la colpa?
Una domanda la cui risposta è sembrata subito ovvia a molti: la colpa è di chi la guerra la comincia. Niente di piú semplice in questo caso. Il presidente di un paese militarmente molto potente che invade un altro paese libero: non ci sarebbe nemmeno da chiederselo, la follia di Putin è la risposta ovvia.
Poi alcuni cominciano ad andare piú a fondo, a cercare altre concause, e capiscono come le tensioni erano cresciute giá settimane prima dell’attacco, con alcune dichiarazioni di Biden accompagnate da esercitazioni militari dell’esercito Nato. Nato che negli anni dopo la caduta del muro di Berlino sembra aver operato per guadagnare terreno, creare nuove basi e aumentare la pressione militare proprio nella parte piú a est dell’Europa, nei territori un tempo dell’URSS, attualmente paesi autonomi confinanti col versante Ovest della Russia. Alcuni si fermano qui e individuano un altro colpevole oltre a Putin: ossia Biden, la Nato, l’America.
A questo punto i media, che oramai piú che informazione forniscono propaganda e che non operano quasi mai per la pace e anzi fomentano la guerra a tutti i livelli (tra paesi, tra cittadini e stato, tra stessi cittadini, tra cittadini e extracomunitari…), tendono come sempre a polarizzare il discorso: o si è filoamericani o si è filoputin.
Per fortuna che nell’analisi c’è chi non si ferma qui, approfondisce e capisce che ancora a monte ci sono tante cause, tanti interessi e sulla pelle della povera gente si combatte una guerra economica, una guerra energetica, un guerra per il dominio nei nuovi assetti geopolitici. A monte c’è quella guerra fredda tra Russia e America che sembra non essere ancora conclusa. E andando ancora piú a ritroso altre cause e altre colpe vengono alla luce: potremmo risalire alla fine della seconda guerra mondiale e le cause della stessa. E ancora prima all’origine delle dittature, e alle cause della prima guerra mondiale, e al colonialismo, e in questa operazione di scalata all’indietro ripercorreremmo tutte le guerre dell’umanitá da quella dei 100 anni, finanche alle crociate, e a tutte le altre dell’antichitá.
È chiaro che in questa operazione a ritroso il nesso causale storico si perde, ma si fa piú chiara la consapevolezza di come la guerra sia insita nell’essere umano.
Ben lo avevano intuito gli antichi che nel vecchio testamento descrivevano il primo omicidio della storia, quello di Caino contro il fratello Abele, che aveva coinvolto giá la prima generazione degli uomini, i figli di Adamo ed Eva.
E prima ancora peró descrivevano una colpa primordiale, quella da cui si generarono guerre, fame, fatica, dolore. La colpa, nel primo degli uomini, di aver colto il frutto proibito, e quindi di aver esercitato per la prima volta la libera scelta, iniziando in questo modo la storia dell’essere umano: una storia difficile, faticosa, dolorosa ma che si costruisce appunto sull’importanza della scelta, della responsabilitá delle azioni, dell’etica come ragionamento sulle conseguenze del nostro agire.
E lo avevano intuito anche gli antichi greci che avevano scritto di Prometeo “colui che vede prima” (ossia che riflette sulle conseguenze) come il liberatore dell’umanitá con il dono del fuoco (rubato a Zeus, quindi anche questo proibito) per migliorare le condizioni degli uomini, affrancandoli da una condizione di simil-schiavitú. Il fuoco come strumento delle tecnica e proprio in quanto tale, quella cosa che distingue l’uomo dagli altri animali. Peccato poi che il fratello di Prometeo, Epimeteo, “colui che vede dopo, che non prevede” cadde nel tranello di Zeus. Quest’ultimo, nonostante avesse giá condannato a eterna tortura Prometeo per la “colpa” (che torna anche in questa vicenda) e ancora irato per il furto subito, aveva donato a Pandora, di cui Epimeteo si era subito innamorato e quindi aveva sposato, il famoso vaso proibito. Aprendolo per curiositá ne vennero fuori malattie, morte, violenza, guerre…tutti il male del mondo.
E anche in un cult del cinema , “2001 Odissea nello Spazio”, all’inizio del film il regista Kubrick fa vedere come una scimmia di un branco per la prima volta nella storia prende in mano un lungo osso trovato per terra (a rappresentare il primo strumento, la nascita della tecnica e con essa il passaggio dall’essere animale all’essere umano) e ahimé lo utilizza per colpire e uccidere un’altra scimmia di un branco rivale, innescando da subito quella stretta connessione tra strumento e tecnica e dominio e potere, quindi morte e distruzione.
Tutti questi noti esempi in cui mi sono avventurato, con interpretazioni sicuramente semplicistiche e parziali, servono solo a dare forza alla tesi secondo la quale sebbene la guerra, la violenza e la sopraffazione siano strettamente connesse alla natura umana e sebbene la nostra storia di uomini inizi con la tecnica, veri esseri umani siamo capaci di diventarlo solo quando cominciamo a scegliere non secondo logiche di potere, ma secondo etica.
Oggi piú che mai siamo di fronte ad un bivio per l’umanitá: l’era della bomba atomica porta le nostre scelte ad estreme conseguenze e in base a quello che sceglieremo dipenderá il nostro futuro. Se sceglieremo eticamente, quindi pensando alle conseguenze, la tecnica continuerá ad accompagnarci in questo nostro processo di liberazione dalla disumanitá. Se altresí, invece della complessa strada del dialogo, sceglieremo quella delle armi, della tensione, del braccio di ferro, sará la stessa tecnica a portare ancora piú morte e distruzione.
Ed ecco l’origine della pace: la pace, come la guerra, la si prepara.
La pace non è un ideale astratto ma un processo che occorre agire, ciascuno di noi, ogni giorno: abbandonando le logiche di potere, prendendoci cura del prossimo, impegnandoci per il bene della comunitá e anche riappropriandoci dello spazio democratico sempre piú occupato indebitamente da irresponsabili burattini nelle mani di interessi e potere.
Alla domanda di Dio: Caino dove è tuo fratello? Caino risponde, mentendo: non lo so, sono forse il guardiano di mio fratello? Ebbene si, siamo tutti custodi del nostro fratello perché solo in questa cura, nella pietá e nell’amore reciproco risiede l’ultima delle cose uscite dal vaso di Pandora: la speranza.
Mauro Borioni
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