(ma non solo a Dipende da Noi)
Nei mesi scorsi sono stato sollecitato da più parti a candidarmi per le comunali della mia città (Civitanova). L’attenzione nei miei confronti se da un lato poteva lusingare il mio ego, mi poneva una difficile scelta: una eventuale “discesa in campo” mi avrebbe obbligato ad accantonare i progetti e le iniziative che sto portando avanti nel mio territorio con il mondo dell’associazionismo. Più in generale il bivio da scegliere era: è più utile fare politica dal basso con idee ed azioni che possano incidere sui modelli culturali dominanti, ed essere quindi di pungolo per la politica, oppure direttamente provare ad entrare come amministratore – in caso di elezione – per un cambio di passo nella gestione della cosa pubblica che così com’è chiaramente non mi soddisfa?
Non ho fatto la seconda scelta. A scrutinio concluso – sappiamo come è andata, e gli stracci che son volati – ho registrato qualche garbato rimprovero al mondo dell’associazionismo che è rimasto… alla finestra. Raccolgo questo rimprovero per farne tesoro [ancora non so se la scelta che ho fatto è stata giusta, ci sto riflettendo].
Raccogliendo gli stimoli del caro amico Roberto Mancini, provo a contribuire al dibattito esponendo due miei pensieri, uno sul programma ed uno sul metodo.
DdN ha molto parlato di priorità del programma e questo mi trova pienamente in linea. Quanto alle tante questioni da affrontare come prioritarie ritengo che il problema principale del nostro tempo, da cui derivano a cascata gli altri, sia di natura culturale. La mancanza di senso – “il nulla che avanza” – che la società tecnologica, performativa, consumistica ci impone, sta togliendo, di fatto quella libertà che alla fine del secondo conflitto mondiale ci eravamo illusi di aver raggiunto definitivamente. I favolosi anni 80 con l’avvento di Thatcher e Reagan, la caduta del muro di Berlino (1989), hanno illuso il mondo occidentale che il proprio modello di sviluppo avesse stravinto per sempre. Poi nel 2008 abbiamo visto gli impiegati della Lehman Brothers uscire con gli scatoloni in mano… A febbraio 2022 la guerra in Europa, il gas… o i decreti attuativi sul green che ancora attuativi non lo sono.. Di questa crisi dei valori è parte integrante l’emergenza educativa, che investe non solo la scuola ma anche il ruolo delle altre agenzie educative – a partire dalla famiglia. Mi torna in mente Woody Allen: “Dio è morto, Marx è morto… neanch’io mi sento tanto bene”.
Per fare attecchire nuove idee, proporre valori alternativi ed ottenere un consenso politico, servono, a mio parere, dei testimoni credibili che con scelte di vita quotidiane, anche piccole, facciano da volano, da lievito. Non influencers del nulla con milioni difollowers o capipopolo messianici. Ecco allora l’importanza dell’impegno nel quotidiano per generare nuovi riferimenti valoriali. [Questo pensiero è stato alla base della mia, pur combattuta, scelta]
Poi un breve cenno al metodo: quello dell’ascolto, del dialogo continuo per cercare insieme una strada condivisa. Senza preclusioni. In alcuni passaggi della campagna elettorale ho percepito, – mi correggerete se sbaglio – una avversione pregiudiziale nei confronti del PD, quasi fosse l’avversario politico principale, senza contare la sua storia (penso alla questione morale di Berlinguer intervistato da Eugenio Scalfari) e il suo radicamento nel territorio. Siamo certi di non usare un linguaggio aggressivo verso tutti quelli che non la pensano come noi? Le parole spesso sono pietre.
Queste due considerazioni sono alla base della mia scelta di essere “sentinella” nel territorio (custos, quid de nocte? Sentinella, a che punto è la notte? Isaia 21,11)), di fare politica con le associazioni nel territorio.
Giorgio Barbatelli
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