La violazione dei diritti umani in Italia è divenuta intollerabile. Lo si è visto esemplarmente nel modo di gestire l’arrivo nel porto di Ancona delle navi di salvataggio Ocean Viking di “SOS Mediterranee” e Geo Barents di “Medici senza frontiere”, l’una con 37 e l’altra con 73 persone migranti a bordo.
Chi ha assistito al loro arrivo ha potuto constatare che si è reagito come se si trattasse di uno sbarco di alieni. La mobilitazione delle forze di sicurezza al porto di Ancona era tale da far pensare a una pericolosa invasione. In verità questi 110 alieni sono donne, uomini, bambine e bambini che hanno affrontato, oltre a un viaggio in condizioni estreme, torture e vessazioni nei campi delle milizie libiche finanziate dal governo italiano. Il ministro dell’Interno, quello che ha definito le persone sulle navi un “carico residuale”, in violazione delle norme internazionali ha deciso di mettere un’aggiunta di sofferenza sulle loro spalle costringendo la Ocean Viking e la Geo Barents ad attraccare in un porto distante 1.575 km dall’area del salvataggio. Tale scelta ha comportato altri quattro giorni di navigazione in un mare in tempesta, con forti rischi per la sicurezza dei naviganti. Così il governo prova a scoraggiare le Ong e a distogliere le loro navi dall’area in cui possono salvare altre vite.
La catena di fatti che sfocia in una simile persecuzione e che configura un crimine contro l’umanità è nota: l’Europa per secoli ha invaso, colonizzato, sfruttato i popoli d’oltremare e tuttora continua in forme più subdole una politica neocolonialista; in questa lunga impresa criminale l’Europa ha rivendicato per sé stessa lo ius migrandi, che oggi naturalmente nega agli altri; tutta questa tradizione di violenza sistematica mai percepita come tale ha radicato un fondo permanente di atteggiamento razzista e xenofobo nella mentalità degli europei, convinti di essere i campioni della difesa dei diritti umani; intanto l’Unione Europea pratica una strategia complessiva di respingimento delle persone migranti per cui i governi dell’Europa centrale e settentrionale addossano ogni problema ai paesi del confine meridionale del continente; i governi italiani (con ministri dell’Interno come Minniti, Salvini e Piantedosi) tentano a loro volta di scaricare il problema sui paesi del Nord Africa, in primo luogo sulla Libia, finanziandoli affinché fermino con ogni mezzo il flusso migratorio; l’arrivo di quanti riescono comunque a sbarcare in Italia non è governato, semmai è tamponato con una miscela di assistenza precaria, incuria e vessazioni; in tale contesto proliferano la disinformazione di quasi tutta la stampa nazionale, che evoca l’invasione dei barbari, la speculazione elettorale dei partiti di destra che si ergono a paladini dei confini d’Italia e l’imbarbarimento di molta gente comune che sfoga il suo rancore contro le persone migranti e soprattutto contro chi osa aiutarle.
Nell’Italia del 2023 il buon samaritano sarebbe processato e condannato senza difficoltà. Allora l’indignazione non basta. Bisogna scuotersi e agire per cancellare questa politica di ordinaria disumanità e per sradicare la mentalità che la sostiene. Alle persone migranti devono essere garantiti il diritto di protezione e di asilo, come previsto dall’art. 10 della Costituzione della Repubblica Italiana, e il libero movimento delle persone, come prevede l’art. 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani. La loro situazione è lo specchio dell’andamento dei diritti di tutti. Se infatti diventa possibile e persino socialmente approvato colpire i più vulnerabili anziché aiutarli, sanzionare chi è solidale anziché chi calpesta i diritti umani, sostituire la menzogna alla realtà fattuale, storica e morale, allora nessuno è al sicuro e potrà sfuggire all’arbitrio del potere. Perciò chiunque desidera un’altra economia e una società migliore non può trascurare né di lottare contro la persecuzione delle persone migranti né di impegnarsi insieme a chi si attiva per aiutarle.