Un tema che ricorre ciclicamente nel dibattito politico sulla sanità marchigiana è il destino della Azienda Ospedaliera Marche Nord. Questa Azienda nasce con la Legge Regionale n. 21 del 22 Settembre 2009 che incorporava l’Azienda Ospedaliera “San Salvatore” di Pesaro e la struttura Ospedaliera “Santa Croce” di Fano. Prima ancora il 1° febbraio 1995 la Regione Marche, con proprio decreto, aveva istituito l’Azienda Ospedaliera Ospedale San Salvatore separandola dalla allora Unità Sanitaria Locale n. 3, divenuta a sua volta Azienda Sanitaria Locale n. 1 di Pesaro, poi Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR) – Zona Territoriale 1 e infine ASUR Area Vasta 1.
Le varie Giunte di centro-sinistra che hanno governato le Marche ininterrottamente dalla nascita delle Aziende Sanitarie Locali (1995) alle elezioni regionali dell’anno scorso hanno sempre spinto verso un riconoscimento dell’Ospedale di Pesaro prima e dell’Ospedale Pesaro-Fano poi come Azienda Ospedaliera. Prima come Azienda Ospedaliera San Salvatore di Pesaro e poi come Azienda Ospedaliera Marche Nord. Le motivazioni alla base di tale scelta sono sempre state di prevalente carattere politico: sin dalla nascita a questa Azienda è mancato qualcosa, anzi più di qualcosa per diventare “vera” Azienda Ospedaliera. In sostanza, è mancata la presenza di quelle alte specialità (ad esempio chirurgia toracica, chirurgia vascolare e cardiochirurgia) che costituiscono la premessa per avere un Dipartimento di Emergenza di II livello a sua volta condizione per avere il riconoscimento di Azienda Ospedaliera.
Gli aspetti normativi di questa vicenda li esaminai in dettaglio tre anni fa quando ci fu il goffo tentativo della Giunta Ceriscioli di mantenere a Marche Nord il suo status di Azienda Ospedaliera. Ecco il post del mio vecchio blog cui fare riferimento. In particolare Ceriscioli accortosi che il DM 70/2015 prevedeva per le Aziende Ospedaliere requisiti che Marche Nord non possedeva fece una Delibera di poche righe in cui si affermava che Marche Nord rimaneva Azienda Ospedaliera perché con il nuovo ospedale Pesaro-Fano i requisiti sarebbero stati finalmente posseduti. E allora tanto valeva lasciarla stare questa Azienda Ospedaliera cui la politica pesarese è tanto affezionata.
Adesso che la Giunta Acquaroli ha fatto fare marcia indietro al progetto del nuovo ospedale Pesaro-Fano di fatto la perdita dello status di Azienda Ospedaliera da parte di Marche Nord dovrebbe essere scontata. Ma così non è perché questa partita non solo non si gioca sul piano della analisi tecnica (figuriamoci), ma non si gioca nemmeno sul piano del rispetto delle norme (quelle secondo la politica in un modo o nell’altro si aggiustano), ma si gioca solo ed esclusivamente sul piano della convenienza politica. E su questo piano ha trovato spazio almeno a leggere la stampa locale l’ipotesi di una Azienda Ospedaliera che ingloberebbe anche Urbino e Pergola. Una ipotesi che in termini tecnici e normativi è una follia e che quindi in termini di propaganda politica diventa plausibile. Ma la strada per questa “follia” rimane impervia anche per la politica tanto priva di cultura quanto dotata di fantasia che attualmente governa le Marche. E quindi il problema di cosa fare di Marche Nord rimane.
La mia ipotesi di cittadino marchigiano con forti ascendenti pesaresi (mio padre Lando era di Sant’Angelo in Vado, anche se era nato a Peglio, e mia mamma Ilde era di Casteldelci, anche se da qualche anno questo paese è passato a Rimini) è semplice. Occorre copiare dai cugini romagnoli: una grande Azienda Sanitaria. Loro della Romagna e noi di Marche Nord: la ASMaN. Una Azienda Sanitaria da approvare subito in via sperimentale in modo da anticipare una analoga soluzione per le altre Aree Vaste della Regione.
Il pesarese non si valorizza con una Azienda Ospedaliera “forzata” in cui la qualità dei suoi professionisti e del suo management non può sostituirsi alla assenza di quell’apparato di alte specialità che fanno una Azienda Ospedaliera. Insistendo con questa scelta dell’Azienda Ospedaliera a tutti i costi si ottiene il duplice effetto di privare il territorio della “apertura” di Marche Nord alle sue esigenze e di privare Marche Nord del suo rapporto col territorio. I vicini di banco della Romagna non chiedono per i loro ospedali pieni di alte specialità la natura di Azienda Ospedaliera, ma li mettono in rete tra loro e con i servizi territoriali.
Questa scelta non soffocherebbe la attuale Azienda Ospedaliera Marche Nord, ma la farebbe respirare con il supporto della rete dei servizi territoriali. E non farebbe soffocare la attuale Area Vasta territoriale, ma la farebbe respirare con il supporto delle importanti competenze ospedaliere dell’attuale Marche Nord. Davvero così potrebbero vincere tutti, a partire dai cittadini. Certo ci vuole un progetto e la capacità di perseguirlo a livello politico, manageriale, professionale e sociale. Ma questa potrebbe essere la strada giusta, oltre che essere la strada normale.
Claudio Maria Maffei
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