Premessa
Pochi giorni fa la nuova (nemmeno più tanto ormai) Giunta della Regione Marche ha festeggiato i suoi primi cento giorni. Certo non li hanno festeggiati i cittadini marchigiani, o almeno non li avrebbero dovuti festeggiare. Vediamo perché utilizzando come chiave di lettura di questi 100 giorni la gestione della pandemia. Qui non si farà una analisi quantitativa dei dati epidemiologici, ma si tenterà una analisi qualitativa dello “stile” con cui è stata governata la risposta alla pandemia.
La gestione della pandemia da parte della nuova Giunta: inquadramento generale
La Giunta si è insediata a metà ottobre in coincidenza con la fase iniziale della risalita della curva epidemica. Vediamo di isolare alcune scelte caratterizzanti fatte per la gestione di questa criticità assolutamente centrale in questa fase:
1) riattivazione del Covid Hospital presso la Fiera di Civitanova Marche;
2) lancio della Operazione Marche Sicure ovvero dello screening volontario di massa dei soggetti asintomatici;
3) disinvestimento dalla attività cosiddetta di contact tracing, ovvero di gestione dei nuovi casi in modo da isolarli e da mettere in quarantena i loro contatti;
4) mantenimento della precedente metodologia di monitoraggio della epidemia;
5) mantenimento della precedente metodologia di comunicazione sull’andamento della epidemia.
La riapertura del Fiera Hospital di Civitanova Marche
Per quanto riguarda la riattivazione del Fiera Hospital, è molto difficile esprimere un giudizio definitivo. Ha sicuramente fatto comodo da un punto di vista statistico in quanto ha consentito di comunicare al Ministero/Istituto Superiore di Sanità un numero più alto di posti letto e quindi di abbassare l’indice di saturazione dei posti letto di terapia intensiva che viene utilizzato per l’assegnazione della fascia di rischio alle Regioni. Poi se questa scelta sia stata in effetti un aiuto alla rete ospedaliera riducendo il carico di pazienti critici sugli ospedali “veri” è difficile stabilirlo per carenza di informazioni. Una cosa è certa, se la creazione del Fiera Hospital è un merito (cosa di cui dubito), il merito sarebbe semmai della precedente Giunta.
L’Operazione Marche Sicure ovvero lo screening di massa dei marchigiani
Lo screening di massa si è rivelato come previsto un vero disastro, di cui peraltro la Giunta ovviamente non ha preso atto e, anzi, probabilmente non se ne è nemmeno accorta. La scelta di uno screening dei soggetti asintomatici nella popolazione generale con i cosiddetti test antigenici rapidi era sbagliata in partenza. Questi test spesso danno risultati “falsi” sia mancando la identificazione di soggetti infetti che attribuendo una situazione di contagiosità a persone che in realtà non sono state contagiate. Ma soprattutto rischia di generare una condizione di falsa sicurezza: chi è negativo può diventare positivo anche il giorno dopo, ma a molti un test negativo avrà dato la sensazione di potersi muovere con più tranquillità. Per questi motivi molte Regioni hanno preso in considerazione e poi escluso la possibilità di farlo e proprio per questi motivi dopo pochi giorni dall’inizio della Operazione Marche Sicure i dati della Regione Marche hanno cominciato a peggiorare facendoci passare per molti indicatori dagli ultimi posti a centroclassifica o addirittura ai primi posti tra le Regioni italiane. Si aggiunga il fatto che screening di questo tipo hanno un minimo di senso se concentrati nel tempo in modo da “svuotare” rapidamente il serbatoio di asintomatici infetti. E nelle Marche invece si è scelta la versione diluita con lo screening distribuito nell’arco di circa un mese e mezzo.
Anche la pretesa efficienza dello screening nelle Marche è un mito visto che in 40 giorni sono stati fatti 230.000 tamponi con una adesione della popolazione che non raggiunge il 50% quando in Provincia di Bolzano sono state esaminate 350.000 persone in tre giorni con una partecipazione del 65%. Efficienza che peraltro non ha impedito alla provincia di Bolzano di continuare ad essere quella più tragicamente colpita in Italia.
A integrazione delle considerazioni sulla fallimentare Operazione Marche Sicure, questa campagna ha trovato una percentuale bassissima di positivi (0,5%) con costi elevati (due milioni e mezzo di euro dichiarati almeno) e soprattutto con personale sottratto alle attività più utili come il contact tracing e l’effettuazione di tamponi a domicilio, tanto per fare un esempio.
Una ultima considerazione sullo screening di massa. La scelta tutta politica di farlo è avvenuta a discapito di una valutazione tecnica che è mancata totalmente. Uno screening di questo tipo è stato scoraggiato esplicitamente anche dall’Istituto Superiore di Sanità. Averlo imposto ai suoi tecnici (a parte qualche tecnico che non ha avuto bisogno di imposizioni in quanto entusiasta per opportunismo) è stato un ulteriore colpo alla credibilità dello staff tecnico dell’Assessorato e, indirettamente, a tutta la componente tecnico-manageriale della sanità regionale. Che pure non manca di figure di solida preparazione ed esperienza. Ancora una volta messe in condizioni di non poter esprimere un contributo responsabile ed autonomo.
La crisi del contact tracing
Come sottoprodotto dell’investimento sull’Operazione Marche (in)Sicure ci sono stati ritardi e inefficienze nel sistema di contact tracing che non sono state certe risolte dall’invio di personale part time poco formato ed in continua rotazione. Ciò si è tradotto sicuramente nella scarsità di informazioni epidemiologiche disponibili e probabilmente nella mancata interruzione di tante catene di trasmissione intra-familiari ed intra-comunità.
Il monitoraggio della epidemia
Quanto al monitoraggio della epidemia questo è stato fatto dalla Regione con la pubblicazione giornaliera di schede (gialla, arancione, blu e verde). II modo in cui la Regione Marche gestisce l’aspetto informativo sulla pandemia è uno splendido esempio della differenza tra i numeri, i dati e le informazioni. I numeri quelli sono. Non provo nemmeno a definirli: mio figlio appassionato di matematica potrebbe mettermi in croce per anni. I dati (definizione mia) sono numeri di cui conosciamo fonte e criteri di elaborazione. Le informazioni (definizione mia) sono quei dati interpretati in modo da capire e far capire cosa sta succedendo in quel dato fenomeno che hai messo sotto osservazione e da suggerire cosa si può fare per gestirlo meglio e come lo si può poi verificare. Caviamocela subito: la Regione Marche sulla pandemia semplicemente non produce informazioni perché queste richiederebbero analisi e confronti che non vengono fatti. Ti arrangi se ci vuoi capire qualcosa. L’Assessore non ne ha bisogno: lui l’epidemiologo ce l’ha in casa e se c’ha bisogno chiede. Siccome non sa che chiedere siamo a posto. Solo per dirne una, la Regione Marche no fa mai (voce del verbo: MAI) elaborazioni che confrontino nel tempo e nello spazio (ad esempio) con altre Regioni la frequenza dei vari fenomeni. Tanto per dare un senso ai numeri.
La comunicazione ai cittadini
Se le analisi sono carenti, la comunicazione ai cittadini non può che essere stata ed essere altrettanto carente. Ogni volta che arriva una classificazione indesiderata (arancione di solito) è tutto uno stupirsi, come se fossero ignote le cause di questa valutazione. Da sempre gli indicatori di rischio sono gli stessi, ma fa gioco fare la parte di chi “subisce” una classificazione immeritata e non prevedibile “dopo aver fatto di tutto per evitarla”.
Ma sulla comunicazione sono emersi altri problemi ed altri atteggiamenti. Un problema è l’incompetenza dell’Assessore che letteralmente “straparla” di indici di rischio infilando uno sfrondone dietro l’altro. Incompetenza che si accompagna ad un atteggiamento “guascone” in cui si millanta la possibilità di portare in tempi rapidi la produzione del vaccino della Pfizer nelle Marche solo perché questa Azienda ha uno dei suoi tre stabilimenti italiani ad Ascoli Piceno, stabilimento che fa tutt’altro. Lo stesso atteggiamento esibito oggi giorno in cui l’Assessore ha reclamato per le Marche più vaccini perché è una Regione che è stata capace di fare 200.000 tamponi in un mese (e Bolzano deve affogare allora nel vaccino visto che ne ha fatti 350.000 in tre giorni!). E se non bastassero incompetenza e guasconeria c’è anche la tendenza dell’Assessore Saltamartini alla “manipolazione” dei dati e alla appropriazione dei meriti altrui. I dati sui nuovi casi e sui posti letto di terapia intensiva sono stati sicuramente addomesticati e non è vero che tutti i posti letto nuovi di terapia intensiva (passati secondo l’Assessore da 115 a 239) sono stati creati dalla nuova Giunta. Proprio no, essendo stati creati o progettati in larga misura dalla Giunta precedente.
Qualche considerazione conclusiva
Da tutto quello sopra ricordato deriva che la gestione della pandemia nelle Marche ha mostrato una Giunta dalle caratteristiche esattamente opposte a quelle che servono oggi al governo della sanità, sistema complesso che in corso di pandemia diventa ancora più complesso: incompetente, prepotente, chiusa al confronto, allergica ai dati e ad una loro gestione trasparente e corretta. Del resto era un po’ quello che ci si aspettava, ma mi pare in una versione persino peggiore.
Purtroppo questa politica ha trovato di fatto molto sostegno nei media a maggiore diffusione regionale (a partire dal TG3) e scarsa critica da parte del mondo scientifico e professionale. Purtroppo in un modo o nell’altro o più direttamente o in modo più indiretto la politica al governo in Regione condiziona pesantemente l’atteggiamento di questi interlocutori, visto che sceglie le Direzioni aziendali e contribuisce a finanziare alcune attività dell’Università. Alcune voci critiche nelle forze sociali hanno provato ad alzarsi, ma sono ancora flebili. Come pure, seppure in forma disorganica ed occasionali, si sono alzate da alcune forze all’opposizione in Consiglio Regionale. C’è bisogno di dare coerenza e prospettiva a queste voci. In questo vedo spazi importanti di intervento.
Claudio Maria Maffei
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