Non parliamo solo della necessità di stare accanto alle popolazioni colpite dal terremoto e dall’assenza delle istituzioni, ma di ripensare la politica stessa nel suo complesso. L’intera società di mercato è attraversata dagli scossoni terribili delle molteplici crisi sistemiche (economica, ecologica, sociale…).
Il nostro compito è quello di offrire, a chi si sente abbandonato e non crede più nella politica, uno spazio di condivisione, dove le decisioni si prendano insieme, dove i programmi non scendano dall’alto, ma siano costruiti partendo dall’esperienza di chi vive le situazioni e ne conosce le criticità.
La politica che vogliamo diffondere, lungi dall’essere solo emergenziale, vuole – per usare una metafora medica – PREVENIRE ulteriori catastrofi, liberando energie, solidarietà e cura. Si tratta di rimettere al centro dei compiti della Regione non solo una ricostruzione sostenibile e democratica dei luoghi feriti dal sisma, ma anche una irrimandabile messa in sicurezza del Territorio.
Frenare il dissesto idrogeologico, ripensare gli equilibri tra la costa e le zone interne delle Marche, azzerare il consumo di suolo, sono alcune delle parole d’ordine per una svolta etica che metta la vivibilità della bioregione al primo posto. Solo così, con un progetto di medio e lungo periodo, potremo ridare dignità a tutti i marchigiani: perché le ferite profonde di alcuni si riverberano nell’intero corpo sociale e minano la stabilità della comunità regionale nel suo insieme. Non siamo atomi separati, ma onde dello stesso mare.
Paolo Bartolini
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