Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la salute: una occasione da non perdere (che stiamo perdendo)

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrebbe, o meglio dovrebbe, costituire una occasione importante di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale e delle politiche regionali per la salute. L’importanza deriva non solo e non tanto dai pure importanti investimenti economici che esso mette a disposizione, ma per l’occasione che fornisce per fare il punto sullo stato della nostra sanità. Da un punto di vista economico le risorse che vengono messe a disposizione sono tante, ma non tantissime. Si deve al “nostro” Franco Pesaresi (marchigiano di grande competenza sui temi della sanità e dei servizi sociali) una analisi delle risorse messe a disposizione dal PNRR. Si tratta di 20,2 miliardi di euro da spendere tra il 2021 e il 2026. Teniamo presente che per il SSN nel 2021 si prevede un finanziamento di 118 miliardi circa e che le risorse del PNRR sono prevalentemente per investimenti su strutture, tecnologie e digitalizzazione mentre per ora non sembra esserci quasi nulla per il personale. Non sarà dunque il PRNN a migliorare di per sé con le risorse che metterà a disposizione la qualità dei servizi, ma questa potrebbe aumentare se lo si usasse per ragionare sulla sanità che abbiamo e quella che vorremmo, dove per sanità intendiamo il complesso delle politiche per la salute che si estendono anche alla componente sociale e a quella ambientale.

Purtroppo ci troviamo in una situazione abbastanza paradossale. La pandemia ha messo duramente in evidenza i limiti del nostro sistema sanitario, ma il PNRR che dovrebbe migliorarlo trova impreparati tutti a cogliere l’occasione che le risorse in arrivo fornisce. La pandemia ha evidenziato molte criticità: il ridotto finanziamento della sanità in Italia, la scarsità delle risorse a disposizione del territorio (e quindi dei Dipartimenti di Prevenzione e di tutti i servizi distrettuali ed extra-ospedalieri), la fragilità del sistema residenziale, la inadeguatezza della rete ospedaliera e così via. Proprio per quella impreparazione il PNRR è stato scritto in tutta fretta e male da un apparato statale che non è più abituato a ragionare in termini complessivi sulla sanità. Non è un caso infatti che l’ultimo Piano Sanitario Nazionale risalga al triennio 2006-2008.

Per quanto inadeguato ad una lettura politica e tecnica attenta, la Mission 6 del PNRR che si occupa di salute una serie di indicazioni le dà tra cui:

  • un forte investimento sulla assistenza territoriale che vuol dire potenziamento della assistenza domiciliare, creazione della rete delle Case della Comunità (che sono un po’ come le “vecchie” Case della Salute), degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali (che avrebbero il compito di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari), sviluppo della telemedicina e quindi della assistenza a distanza con le risorse che la tecnologia mette oggi a disposizione;
  • un forte investimento per l’adeguamento strutturale e l’aggiornamento del parco tecnologico degli ospedali con una particolare attenzione agli Ospedali con Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) di primo e secondo livello .

Perché queste due indicazioni possano essere tradotte operativamente al più presto nelle varie realtà regionali, occorrerebbe disporre di una analisi  sullo stato della rete degli attuali servizi sia territoriali che ospedalieri in modo da verificarne la compatibilità con quanto previsto nel PNRR. Occorrerebbe ad esempio avere una classificazione degli Ospedali in grado di riconoscere quelli di primo e secondo livello e avere un quadro chiaro della attuale situazione delle Case della Salute e degli Ospedali di Comunità. Nelle Marche, tanto per dire, manca sia quella classificazione che questa analisi. Ma soprattutto nelle Marche con la attuale Giunta manca qualunque visione minimamente strategica della sanità. È una Giunta che sta utilizzando il programma vaccinale come una sorta di spot promozionale. Anche coi dati di ieri le Marche sono in testa come percentuale di dosi di vaccino somministrate rispetto a quelle consegnate (90,7% contro una media nazionale dell’88,3%). Il dato è confortante, ma si tratta solo di 1000 dosi in più (lo 0,1%) rispetto alle Regioni al secondo posto. Ciò però basta ad una politica che fa della propaganda il principale strumento e l’unico obiettivo.

Nel frattempo i mesi passano e quando tra qualche mese (pochi speriamo) il PNRR verrà approvato dall’Unione Europea le Marche rischiano di trovarsi impreparate a fare l’uso che i cittadini meritano di quelle risorse che il Piano metterà a disposizione. Su questo tema occorre studiare ed impegnarsi subito e mobilitarsi presto.

Claudio Maria Maffei

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