Dipende da Noi è una comunità in cammino, un’avventura che coltiva la speranza senza attendere un Messia o un radioso avvenire. Stare nel divenire, strappare al potere ogni giorno qualche centimetro quadrato di libertà: questa è la disciplina paziente di un movimento che ha molto da imparare e da ascoltare, ma anche qualcosa da dire. Più di un anno fa è cominciato questo viaggio che parte dalla consapevolezza dell’oscurità del presente, ma non cede alle derive opposte e complementari del settarismo e dell’adesione compiaciuta al peggio. Esistono forze e vettori che, dentro le situazioni, indicano una via per uscire dalla prepotenza del neoliberismo, dalla furbizia del populismo leaderistico, dall’indifferenza come stile di vita. Sta a noi intercettarli.

Nei nostri Gruppi tematici, dove ogni mese gli/le attivisti/e si riuniscono, si sviluppa un confronto rispettoso e partecipato, che vuole tenere insieme approfondimento delle criticità regionali, prospettive di intervento, interrogativi e piacere della condivisione. Le numerose iniziative online che come movimento stiamo realizzando sono tutte pensate – in attesa di riprendere gli incontri dal vivo – per diffondere la passione della ricerca. Crediamo, infatti, che il nostro orientamento di fondo, lungi dal potersi esprimere solo mediante formule “negative” come anti-fascismo, anti-capitalismo, anti-sessismo, anti-razzismo (del resto è sempre pericoloso definirsi a partire dal proprio avversario), riveli il suo potenziale maggiore attraverso parole e pratiche positive. Positive perché costruttive, centrate sulla necessità di tessere legami, di ascoltarsi reciprocamente, di dirsi le cose schiettamente, con rispetto e senso di appartenenza.

Un’appartenenza che non spinge nessuno a diluirsi in un magma indistinto e al contempo stimola ciascuna/o a fare esercizio di trascendimento del proprio ego (come richiesto, ad esempio, già dalla filosofia antica). Mi piace pensare, in uno scenario politico asfittico, che qualcosa di nuovo sia nato con Dipende da Noi. Questa novità, per quanto mi riguarda, attiene proprio alla postura esistenziale che viene richiesta a chi aderisce al movimento. Si tratta, né più né meno, di saper vivere la politica come un esercizio spirituale, come un costante lavoro interiore che precede, affianca e segue ogni lotta per la giustizia. In mancanza di questo l’esperienza dell’impegno civile sfuma facilmente nella logica dello scontro fine a se stesso, gioco noioso e perverso che contrappone identità statiche e ininfluenti.

Paolo Bartolini

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