A grandi figure della spiritualità contemporanea è stato chiesto spesso quale sia la via per la PACE. Con toni e accenti diversi queste persone illuminate (qui ce ne vengono in mente due: il monaco zen vietnamina Thich Nhat Hanh e il mistico indoispanico Raimon Panikkar) hanno sempre risposto in maniera consonante: non c’è una via per la pace, la pace è la via. Una frase ad effetto? Non crediamo. Essa rivela il cuore di ogni aspirazione al bene e indica, per chi fa politica, l’unico attivismo che possa rivelarsi sensato e fecondo.
Ciò che massimamente “dipende da noi” è il modo in cui lottiamo per la giustizia. Forma e sostanza sono facce della medesima medaglia nelle questioni politiche. Ne abbiamo prove luminose non solo nel pensiero e nella pratica della nonviolenza, ma ad esempio nei processi di riconciliazione avvenuti in Sudafrica dopo l’apartheid. Se la nostra vita non poggia su un senso sufficiente di equilibrio rischiamo di ridurre la politica ad agonia, guerra, annientamento reciproco.
La pace nel cuore, deve essere chiaro, non è da pensare come un approdo definitivo, né come il luogo dove la mitezza si confonde con l’indifferenza bonaria. Del resto, come suggerisce la poetessa Chandra Livia Candiani, “la pace non è la quiete, è piuttosto l’accoglienza dell’irrequietezza”.
Solo chi è in pace può avvertire in maniera costruttiva lo sdegno per le ingiustizie, e da questo motore trarre slancio per un impegno civile che contrasti efficacemente le derive del potere. Se invece il nostro cuore è inquieto, se la rabbia è l’unica spinta propulsiva, se l’odio per i padroni è l’unico collante di un movimento emancipativo, allora è facile che i risultati di qualsiasi “rivoluzione” – come ben esprime la circolarità della rivoluzione degli astri – si traducano in nuovi modi di oppressione, in nuove ingiustizie, tornando così al punto di partenza.
Crediamo fermamente, in tal senso, alla necessità di una VIA di pace che sia interiorizzata e condivisa. Sono tanti gli avversari di questa conversione filosofica ed etica, ma alcuni sono proprio dentro di noi. Dobbiamo imparare, quindi, a fare pace con noi stessi se desideriamo una rinascita duratura dello spirito democratico.
Paolo Bartolini
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