Ecco allora che avranno gioco facile coloro che, di fronte a quelli che sono percepiti come voli pindarici di pochi, proporranno di adattarsi e farsi andar bene ciò che già esiste. Concreto sarebbe, insomma, chi si accontenta di pochissimo: dei soliti politici screditati, dei margini risicati di manovra lasciati alla politica dalla camicia di forza dell’austerity neoliberista, dei modesti ammortizzatori sociali, del finto pluralismo dei mass media.
Concreto, per Dipende da Noi, è invece chi lavora oggi per un domani possibile. Concretezza è seminare, qui e ora, la società della cura che sogniamo, preparando un futuro sostenibile per i nostri figli. Consideriamo “con i piedi per terra” chi mette in discussione il mito prometeico della “crescita infinita”, mentre ci pare vengano da un altro pianeta imprenditori, parti sociali, politici e uomini di cultura che ripetono incessantemente le parole d’ordine di un modello di sviluppo esaurito e dannoso: crescita, competitività, tagli sul costo del lavoro, finanziarizzazione…
La concretezza, inoltre, è quella di chi considera gli esseri umani nella loro interezza (etica, psicocorporea e spirituale). Il gesto concreto di una mano che si tende per afferrarne un’altra, la carezza che asciuga le lacrime, lo spezzare il pane per condividerlo… I sognatori non sono sciocchi con la testa tra le nuvole, ma persone che hanno un’altra idea di concretezza: la pensano, infatti, non come adeguazione al presente e alle sue leggi non scritte, ma come ascolto empatico dei bisogni, dei diritti, delle speranze. Rispondere concretamente ai problemi dei marchigiani, può solo significare abbandonare la sfiducia e far spazio alla progettazione comune del futuro che desideriamo. Concreto, in quest’epoca piena di incertezze, è chi NON SI ACCONTENTA.
Paolo Bartolini
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