La parola impegno può assumere diverso valore a seconda di come viene utilizzata e soprattutto vissuta.
Sempre più frequentemente gli impegni nelle vite degli esseri umani sono cose da fare, obblighi a volte costretti, a volte che si ricercano, ma che, comunque sia, occupano le giornate, privando le nostre vite di grandi “pezzi di tempo”. Nonostante questa privazione in molti li pensano come reali parti di vita, vita che diventa molto sterilmente quel tempo che passiamo sulla terra.
Spesso non ci si rende conto di come molti impegni in realtà nascono dal tentativo vano di riempire il vuoto di certe esistenze: e allora si passano ore e ore in palestra, si sta in ufficio fino alle otto di sera, si portano i bambini al corso di judo, di nuoto o di lingua, caricando di impegni anche le loro giornate. E tutto questo freneticamente, lasciando crescere uno stress che spesso viene manifestato apertamente come trofeo di una vita eroicamente votata al dovere, piena e densa di occupazioni. Uno stress che invece maschera l’angoscia di un vuoto esistenziale che non si vuol riconoscere, perché se ci si fermasse un attimo, prenderebbero le vertigini.
Ma c’è un altro tipo di impegno che riempie quel vuoto e che richiama ad un definizione a noi più cara: l’impegno come “vincolo morale assunto verso qualcuno”.
Che sia l’impegno nello studio, l’impegno nel lavoro, l’impegno familiare, l’impegno alle cure, quando questo vincolo, questo onere, questo tempo delle nostre vite è impiegato per e a favore dell’altro, a far crescere il “noi”, a rafforzare le relazioni, allora lì sì che si trova il senso e si dà pienezza alla vita. Allora il tempo, da misura delle singole vite, diventa il nostro tempo e si fa storia.
E all’interno di questa riflessione uno tra tanti, quando non relegato ad hobby o peggio ancora a strumento di autoaffermazione, diventa l’impegno tra i più nobili, ossia l’impegno politico.
Quante volte ci siamo detti che la politica non ci rappresenta, che i politici dei nostri tempi sono o incapaci o addirittura disonesti dimenticandoci di parlare e di prendere in considerazione tutte quelle persone che ogni giorno da anni si impegnano su tanti fronti, portando avanti battaglie importanti e a volte anche ottenendo risultati inimmaginabili, senza alcun interesse individuale, mosse solo dal senso di giustizia. Persone che ahimé spesso non arrivano a sedere in parlamento, eppure ci sono, sono tante, sono vicine.
Quante volte di fronte ad un qualcosa sentito come profondamente ingiusto, sopraffatti dalla sensazione di impotenza, abbiamo preso la scorciatoia, abbassato lo sguardo e passato oltre, per tornare ai nostri impegni improrogabili come la lezione di yoga, il master, la cena coi colleghi.
C’è sempre un impegno più importante per giustificare l’assenza dall’impegno politico, finché un giorno d’improvviso è la politica ad entrare dentro casa tua: con una sanità devastata che non sa prendere in cura la malattia del tuo genitore, con una scuola che non sa educare e insegnare ai tuoi figli, con le bollette da pagare sempre più alte e lo stipendio sempre più basso, fino anche ahimé con le bombe e i carri armati.
E allora forse un giorno capisci che per fare la tua piccola parte in positivo nella storia di questo bistrattato mondo, non basta fuggire il male, ma occorre fare il bene, con impegno, altruismo e fiducia e che proprio quel “vincolo morale verso qualcun altro”, quella legge kantiana che ogni essere umano serba nel cuore, quando diventa strumento politico condiviso e si fa “noi”, può sprigionare una sorprendente energia generativa capace di trasformare l’esistente in quel qualcosa di sperato che, mai avremmo pensato, sarebbe dipeso da Noi.
Mauro Borioni
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