Di fronte alle sfide di questo tempo due atteggiamenti sono altrettanto controproducenti: aspettare che le cose si sistemino da sole e farsi prendere da un’agitazione inconcludente. A questo binomio opponiamo quello più fecondo dell’ATTENDERE e dell’AGIRE. Attendere il momento giusto per mettere in campo azioni efficaci significa rimanere ricettivi rispetto ai vettori delle tensioni presenti, lasciar crescere le risorse adatte per fornire risposte creative ai problemi.
Chi attende, potremmo dire, lo fa attivamente, raccogliendo informazioni, organizzandosi, presidiando i luoghi dove la trasformazione può essere concepita. Nessuna azione dettata dalla frenesia, dalla rabbia impotente e dal settarismo può dare i risultati sperati. Allo stesso tempo, vano è aspettare – ad esempio in politica – che siano “altri” a riparare i danni generati dall’economia di mercato e dal suo totalitarismo soft. Il disimpegno è frutto di un’illusione pericolosa secondo la quale non saremmo anche noi responsabili, almeno in minima parte, di ciò che sta accadendo.
Allora, in nome di un’attesa sapiente e di un’azione consapevole, riportiamo qui le parole di Roberto Mancini tratte dal suo libro “La rivolta delle risorse umane. Appunti di viaggio verso un’altra società” (Pazzini Editore, 2015):
“(…) aspettare è sbagliato. Non possiamo aspettarci una risposta di giustizia e di luce a questa trappola oscura, in cui ci ha gettato il capitalismo totale, né dai partiti attuali né dai governi oggi al potere. Non si tratta di ritirarsi nel privato o di non andare più a votare. Si tratta di decidersi ad agire direttamente, rendendosi presenti alla vita comune in modo così consapevole da portare le energie lì dove servono. L’invito riguarda ogni cittadino e anche i soggetti impegnati per un’altra economia. L’imperativo è: difendersi dall’economia omicida.” (p. 63).
Con Dipende da Noi l’attesa può finalmente partorire i suoi gesti concreti di liberazione.
Paolo Bartolini
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