Come distinguere una persona su cui fare affidamento da una meno credibile? Non basta una buona nomea, sicuramente le azioni e le parole sono importanti, ma manca ancora un ingrediente. Ci possiamo fidare davvero solo di chi è capace di APPRENDERE dall’esperienza. In politica conosciamo la lotta aspra fra identità contrapposte. Se il conflitto è spesso necessario e inevitabile, non lo è affatto la stupidità delle ideologie che oscura la possibilità di crescere e mettersi in discussione.

Pensiamo al neoliberismo, a quel coacervo di politiche e di messaggi simbolici che idolatra l’iniziativa privata for profit e l’onnipotenza dei mercati, contestando il ruolo dello Stato, il valore dei legami, dei diritti del lavoro e delle tutele per difendere la natura. Questo modello di sviluppo, che potremmo definire criminale visti i suoi effetti sulle persone e sugli ecosistemi, ha ricevuto continue smentite dalla realtà nell’arco degli ultimi decenni. Il benessere non si è diffuso, il disagio psicosociale è aumentato vertiginosamente, i mercati non si sono affatto autoregolati, la concorrenza globale ha indotto più paura che dinamismo.

I leader del capitalismo finanziario insistono con le stesse ricette, testimoniando l’impermeabilità dei loro gruppi rispetto ai bisogni dei popoli e ai segnali di collasso dell’ecosistema.

Anche chi ha ben compreso i fallimenti di una visione “riformista” dell’esistente (quella secondo cui il sistema così com’è va conservato e casomai migliorato nei suoi segmenti più controversi), è chiamato oggi a imparare dalla realtà, ad apprendere nuovi modi per coinvolgere i cittadini, per rivendicare diritti e coltivare spazi comuni liberi da gerarchie e violenze. Non abbiamo un modello strutturato di alternativa al sistema, quindi dobbiamo forzarci a pensare la complessità valorizzando le numerose buone pratiche che annunciano nel presente un mondo migliore.

Il fenomeno coronavirus è tutto interno a questa problematica etica e conoscitiva. Solo chi saprà cogliere le coordinate profonde degli eventi potrà guardare a una rinascita necessaria dello spirito di solidarietà e di giustizia (sociale e ambientale). Dobbiamo quindi diffondere, nelle Marche e ovunque sia possibile, il piacere di STUDIARE, di abbracciare la complessità, di trovare risposte nuove a problemi antichi e recenti, di apprendere insieme scoprendo la gioia di crescere in cultura e umanità.

Il nostro avversario è ormai chiaro (stiamo parlando di quel sistema di astrazione e dominio che danneggia le relazioni umane e naturali piegando la vita al principio dell’accumulazione economica e allo sfruttamento intensivo del vivente): proviamo a superarlo con azioni che portino in loro stesse il seme della società dignitosa che vorremmo. Chi sa apprendere dalla vita sa migliorarsi e può – come auspicava Gandhi – incarnare qui e ora il cambiamento che vorrebbe vedere nel mondo.

Paolo Bartolini

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