L’essenziale non è solo decidere se andare a votare e per chi votare, ma anzitutto scegliere di difendere attivamente il valore democratico delle elezioni impedendo che si riducano a un rito dove chi gestisce il potere celebra se stesso. Se ci si mette in questa prospettiva, si capisce pure come non vadano mai votati quei partiti che tentano di condizionare in modo scorretto il risultato della consultazione elettorale.
I modi principali per alterare l’esito delle elezioni sono tre:
a) manipolare la legge elettorale;
b) consentire l’uso di risorse finanziarie spropositate da parte di chi le possiede e può contare su appoggi interessati;
c) mettere in circolazione i sondaggi che non rispecchiano, ma orientano in anticipo la scelta degli elettori.
Confezionarsi una legge elettorale fatta su misura per i propri interessi di partito è un’abitudine antica nella politica italiana. Ma stavolta l’operazione ideata nelle Marche da un consigliere regionale – passato ai cosiddetti “Verdi” e a suo tempo eletto nella lista del Movimento 5 Stelle – supera tutti i limiti. Pare che il PD (ma con qualche consigliere dissidente) e i partiti di destra si siano affrettati ad appoggiare la modifica, che avrà come effetto inziale quello di impedire ai candidati alla presidenza della Regione di essere anche candidati come consiglieri regionali (e come effetto successivo quello di far invalidare le elezioni in quanto viziate da una legge elettorale incostituzionale).
La possibilità per i candidati a Presidente della Regione di essere anche candidati a consiglieri regionali garantiva che le figure più rappresentative di ogni lista potessero arrivare a partecipare alla vita dell’assemblea legislativa delle Marche. Invece con questa modifica della legge, inventata a due mesi dal voto, i candidati alla presidenza che arrivano dalla terza posizione in giù saranno esclusi a priori. Il candidato più votato, ovviamente, diventerà Presidente, mentre, grazie a un’incomprensibile eccezione, il candidato che arriverà secondo passerà di diritto a far parte del Consiglio Regionale.
Il perché di questa eccezione a favore del secondo e della discriminazione a danno degli altri candidati parrebbe destinato a rientrare nel novero dei misteri dell’universo, se non fosse che è chiaro lo scopo di tale manovra: affermare l’egemonia dei due blocchi maggiori (destra e centrosinistra) eliminando dalla scena le figure di spicco delle altre liste. Ciò naturalmente demotiva gli elettori a votare le liste nuove e quelle di forze più piccole, cosicché, mediante questa modifica della legge elettorale, il vecchio voto utile ormai è diventato un voto obbligato. Chi dissente sarà semplicemente tentato di non andare a votare.
Martedì prossimo andremo a protestare davanti alla sede del Consiglio Regionale proprio per difendere il valore democratico reale delle elezioni di settembre.
Un altro fattore di alterazione dell’esito della consultazione elettorale è la sproporzione delle forze finanziarie in campo senza che sia fissato per legge un tetto al costo della campagna elettorale. L’uso del denaro pesa molto nel pregiudicare l’esito delle elezioni e, come tutti sanno, molti candidati vedono nel loro impegno un investimento che sarà ben ripagato. A fronte di questo degrado che riduce a marketing il confronto tra le liste – dove è facile che vinca chi ha più soldi – la scelta di sostenere anche economicamente un movimento come “Dipende da Noi” è un gesto che contribuisce a rendere meno iniqua la competizione elettorale.
C’è poi il trucco consistente nel cominciare a dare come “notizia” di grande rilievo l’esito dei sondaggi. Sondaggi che servono a convincere precocemente l’opinione pubblica che il vento politico tira da una certa parte. Essi servono a formare in anticipo e per contagio l’opinione collettiva.
Infatti la diffusione degli esiti dei sondaggi modifica inevitabilmente i comportamenti di tanti elettori: molti si schierano istintivamente con i presunti vincitori, per cui l’esito previsto diventa una specie di profezia che si realizza da sola; altri si scoraggiano e desistono dall’impegnarsi per un risultato diverso. Per questa ragione i sondaggi andrebbero vietati almeno un anno prima di ogni campagna elettorale, perché non sono una leale operazione conoscitiva, sono propaganda sleale e anche molto persuasiva.
Un sondaggio diffuso oggi sulla stampa prevede che a settembre nelle Marche la destra avrà il 48 %. Se uno ci credesse dovrebbe dire: “mi arrendo”. Oppure dovrebbe correre ad appoggiare il PD del duo Ceriscioli-Mangialardi. Ma sarebbe solo un altro modo di arrendersi, perché proprio il PD è il partito che con il suo malgoverno è la vera causa del fatto che partiti come la Lega siano spesso votati anche nell’ambito degli strati più popolari della società. A noi interessano non le previsioni o le scommesse, ma la responsabilità attiva, la partecipazione fiduciosa, la tenacia di chi non si lascia scoraggiare.
Purtroppo l’uso manipolativo dei sondaggi attecchisce su un terreno fertile, perché moltissimi sono già da tempo sfiduciati. Vorrei sottolineare che essere creduloni, rassegnati, disfattisti o pronti a sostenere una lista solo perché data per vincente (come si fa alle scommesse per le corse dei cavalli) è pur sempre una scelta. Andando da tempo in giro per incontrare tante persone, ho imparato a distinguere. Da una parte c’è la disperazione parassitaria. È la disperazione ambigua di quelli che si lamentano sempre e ti ripetono all’infinito che non si può fare nulla. Tipi così te li trovi tra gente distante ma anche tra gente che dovrebbe esserti vicina. Questa specie di disperazione è parassitaria perché chi la diffonde è qualcuno che già si è adattato a sopravvivere così e in fondo accetta che le cose vadano come sempre. Sono individui che si accaniscono in particolare contro la tua fiducia, che dà loro fastidio perché li mette in discussione. A costoro vorrei dire: non provateci con noi, perdereste il vostro tempo.
D’altra parte c’è anche la sincera e profonda amarezza di quanti conoscono sconfitte e fallimenti e tuttavia non rinnegano il loro desiderio di una società migliore: sono comunque disposti a impegnarsi per fare la loro parte. Tutte le persone che si stanno coinvolgendo per restituire speranza alla nostra regione attraverso il movimento “Dipende da Noi” non sono ottimisti con la testa per aria, sono soggetti che conoscono bene le difficoltà, eppure resistono e rilanciano la sfida perché non hanno nessuna voglia di adagiarsi nella rassegnazione.
Messa a confronto con la furbizia, la democrazia può sembrare debole, povera, ingenua e troppo lenta. Ma in realtà è l’unica forza – rispettosa, onesta e nonviolenta – che coltiva il futuro, mentre la furbizia (che non va confusa con l’intelligenza) avvelena le falde etiche e civili della vita di tutti. Più saremo a darci da fare concretamente per rigenerare la vita democratica nelle Marche e più contribuiremo a sconfiggere la furbizia, la disperazione di comodo e i soprusi.
Sto scrivendo queste riflessioni nella sera del 27 giugno, a quarant’anni precisi dalla sera della strage di Ustica (27 giugno 1980, ore 20.59), dove furono assassinate 81 persone: 81 cittadini italiani, rimasti senza verità, senza un minimo di giustizia e molti anche senza sepoltura. Dedico a loro e ai loro familiari il nostro impegno per una regione più giusta, perché se tutta l’Italia diverrà finalmente un Paese pienamente democratico non potrà più ripetersi un orrore simile.
Roberto Mancini
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