La guerra in Ucraina sancisce, dopo anni di indifferenza (soprattutto mediatica) al conflitto già vivo nel Donbass, l’entrata di tutti noi in una fase di caos sistemico decisiva. L’emergenza ecoclimatica e la crisi geopolitica dicono dell’insostenibilità della leadership declinante angloamericana, con il suo modello di “sviluppo” catastrofico, abbinato a relazioni internazionali centrate sull’uso della forza.
Siamo dinnanzi a una riconfigurazione dei rapporti di potenza, con un mondo multipolare che emerge e incontra la risposta reattiva degli Stati Uniti. Le sfide da affrontare sono gigantesche, come lo sono gli attori globali in gioco, tra i quali spicca come un vaso di coccio l’odierna Unione Europea. La sua architettura la rende inservibile per qualsiasi progetto democratico ed emancipativo, ecco perché andrebbe profondamente ripensata, con il coraggio di abbandonare gli estremi dei nazionalismi di ritorno e dell’adesione acritica allo status quo.
Nello scacchiere contemporaneo abbiamo bisogno di un’Europa autonoma, che si svincoli dall’alleanza atlantica e stabilisca rapporti paritari con tutti i protagonisti del nostro tempo, per cooperare al fine di trovare soluzioni credibili dinnanzi ai problemi del presente: cambiamenti climatici, diseguaglianze sociali, flussi migratori forzati, nuove forme di autoritarismo capaci solo di aggravare le emergenze e non di superarle. Chiunque viva con turbamento e passione questo periodo di decadenza dei vecchi ordinamenti egemoni, e aspira a un mondo plurale, dove la convivenza tra differenze possa rivelarsi fertile e armonica, non può che riflettere sugli intrecci complessi che legano tra loro le molteplici crisi: energetica, sanitaria, democratica, geopolitica…
I nodi vengono al pettine, come dice l’antico adagio: guai a smarrire uno sguardo d’insieme, oggi indispensabile se vogliamo immaginare e costruire nuovi equilibri, operando dal basso senza dimenticare l’azione concreta nelle istituzioni, in una circolarità virtuosa che non diserti nessuna dimensione delle lotte necessarie per andare oltre la società del profitto a ogni costo, della guerra e dell’ingiustizia organizzata.
Paolo Bartolini
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