Il dibattito acceso dal nostro coordinatore regionale Roberto Mancini e poi rilanciato dalla lettera ad Acerbo e Fratoianni, non può lasciarci indifferenti. Una decisione su una posizione di Dipende da Noi va responsabilmente presa in previsione dell’appuntamento elettorale nazionale del 2023, e attraverso il metodo partecipativo che ci siamo dati il contributo di ognuno è prezioso.
Dopo il grande successo del partito di Mélenchon in Francia, il mondo della sinistra italiana ha avuto un sussulto emotivo di meraviglia e sconforto. Meraviglia perché si è palesato concretamente un esempio reale e possibile delle nostre comuni speranze, ossia la crescita e gli ottimi risultati elettorali di una sinistra alternativa, socialista, democratica ed ecologista.
Sconforto perché, a guardare in Italia i nostri numeri e le divisioni nel mondo della sinistra, a chi non verrebbe?
Eppure se si guarda non tanto al successo quanto al percorso fatto da NUPES, il partito della sinistra francese, possiamo avere elementi utili per fugare indecisioni e rassegnazione e rimetterci in cammino cercando di percorrere la strada più giusta.
Parlando con un mio amico francese, elettore di Mélenchon, la sua impressione è che le origini del suo ultimo ottimo risultato siano spiegabili per queste ragioni:
- Si è decisamente distinto dal Partito Socialista (corrispettivo del PD italiano) ritenendolo responsabile dell’avanzata delle destre populiste per mancanza di reale politica socialista
- Ha allacciato forti legami con associazioni, movimenti e tutte le numerose soggettività extraparlamentari
- Ha smesso di essere per lo più critico ed ha iniziato ad essere prevalentemente propositivo
- Ha scritto un programma incentrato sulle persone, sui disagi concreti, dando soluzioni pratiche, tangibili e comprensibili, dalla redistribuzione della ricchezza, alla salvaguardia dei servizi pubblici (anche tenendo in considerazione i possibili ostacoli dati dalle norme europee) dal pacifismo reale, alla cura dell’ambiente.
Per quanto molte soggettività politiche potrebbero rispecchiarsi in questi punti, secondo me l’unica esperienza a livello nazionale che più si avvicina a questo percorso è l’unione delle convergenze “Per una società della cura”. Nata durante la pandemia ha già dimostrato in diverse manifestazioni nazionali come è stata capace di riunire le tante piazze contro la coalizione di governo. Ha già promosso diverse campagne di mobilitazione come “Riprendiamoci il Comune” contro l’articolo 6 del Ddl concorrenza ottenendo un buon risultato, sia per l’adesione di molte istituzioni sia per al la modifica dell’articolo in parlamento. Ha già scritto diversi documenti di analisi elaborate e proposte concrete (vedi il documento “Recovery Planet”) ed ha in programma per settembre altre due proposte di legge popolare per la tutela del bene comune. Unico problema è che nonostante il giusto metodo, nonostante l’ottimo percorso fatto, nonostante le valide persone e competenze che coordinano questa esperienza, “Per una società della cura” sembra restia ad organizzarsi come soggetto politico e si tiene molto lontano dai riflettori a differenza di altri, come, ad esempio, De Magistris.
La sua improvvida e improvvisa scesa in campo come leader autoproclamatosi di una sinistra radicale, che in metodo e comunicazione esprime già da ora populismo e settarismo, non convince, ed è ben distante da quel percorso trasformativo necessario a dare frutti che siano duraturi.
Ahimè da una parte Rifondazione Comunista sembra allinearsi al filone di De Magistris col rischio fra un anno di andare incontro ad un temibile fallimento elettorale mentre Sinistra Italiana cerca di rimanere in parlamento legato al PD ma con una peso politico basso, incapace di spostare gli equilibri rimanendo poco più di una appendice.
La giusta lettera di Roberto allora andrebbe secondo me integrata, anche sulla base degli spunti indicati nello scritto di Paolo Bartolini, con queste proposte a RC e SI: non solo unitevi per trovare una strategia comune ma fate un passo indietro per far emergere chi, più dei partiti tradizionali, è caratterizzato da quella carica nuova, generativa e trasformativa che può realmente farsi portavoce di quel popolo sfiduciato che arricchisce le percentuali del non voto. Dialogate e preparate lo spazio politico ai coordinatori di “Per una Società della Cura” che, proprio perché non vogliono, confermano di essere i più indicati. Convinceteli. Insomma fate quello che i vostri lungimiranti rappresentanti nelle Marche hanno avuto il coraggio di fare con Dipende da Noi che, sebbene ancora agli inizi, sta già dando alcuni buoni frutti. Abbiamo tutti un gran fiducia che questi si moltiplichino ma soprattutto la certezza che saranno duraturi.
Mauro Borioni
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