Julian Assange dato in pasto ai suoi aguzzini, la guerra in Ucraina lontana da una soluzione, disinteresse quasi totale per le condizioni critiche degli ecosistemi, mass media privi di scrupoli, capitalismo emergenziale e di sorveglianza, salari da fame, precariato, attacchi alle forme minime di reddito garantito, industrie belliche sugli scudi, democrazie congelate, intellettuali muti o bullizzati, sessismo, razzismo e allargamento della forbice delle disuguaglianze.
Questo è il nostro tempo.
Non basta lo sdegno, né la generica volontà di ribellarsi. Serve una postura esistenziale diversa, una presa di distanza dal peggio, senza fantasmi di purezza. Serve un amore per il bello che sopravvive alle macerie. Politicamente urge l’esodo dal gioco di specchi del centro-destra e centro-sinistra. Vivere oltre l’illusione, oltre l’ipocrisia del riformismo, persino oltre se stessi. Del resto siamo alla fine del tragitto di emancipazione e distruzione promosso con la modernità dall’Occidente. Facciamocene una ragione. Da questa fine dobbiamo cominciare.
Paolo Bartolini
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