Devo ringraziare gli amici che non la pensano come me, ma “la pensano”, si interrogano e giungono alle loro conclusioni. Dopo più di cento giorni di guerra non ho cambiato idea: ritengo che la vicenda ucraina sia un tassello dentro assestamenti più profondi. La nuova fase della guerra, scatenata da Putin, poteva essere evitata. Ma è mancata la volontà degli interlocutori occidentali. Questo non autorizza a pensare che Putin “non avesse altra scelta” che attaccare e invadere un paese sovrano. Ciò è vero dentro il perimetro delle logiche di potenza con la loro “realtà” che si vuole innegabile. Sciocco sarebbe fingere che viviamo in un mondo governato da altre logiche, per ora non è così, ma se vogliamo che accada forse dovremmo fare un passo di lato e cominciare a sottrarci al gioco simmetrico delle potenze contrapposte. Detto questo, ad esclusione dei maggiordomi NATI che affollano il Parlamento e i mass media generalisti, provo a comprendere le ragioni di qualche amica/o che considera necessario armare la resistenza ucraina. Nel provarci continuo a non essere d’accordo, eppure tento di trascendere sicurezze monolitiche e mi esercito a non bollare gli altri come balordi guerrafondai. Un mese fa ho sognato di essere in auto su una superstrada, con enormi rallentamenti dovuti alla movimentazione di mezzi militari russi. Ho riflettuto parecchio sul sogno, capendo che dentro di me si stava costellando un pensiero importante: quelli che tu non demonizzi (i russi) non sono per definizione esenti da brame umane troppo umane. In un sistema internazionale governato dai principi della potenza geopolitica, a fasi alterne ognuno può diventare invasore degli altri. L’unica via è il progressivo disarmo, un’Europa fuori dall’alleanza atlantica, libera e pari per dialogare con tutti senza subalternità, la riconfigurazione dei rapporti internazionali in un’ottica finalmente multipolare.
Solo con diffuse cessioni di potenza, accettando di trasformare la foga appropriativa e competitiva in cura del pianeta e dei suoi abitanti (umani e non umani), potremo cavarcela e convivere nell’era complessa. A nulla servono oscene liste di proscrizione e lotte fratricide, perché dobbiamo liberare il pensiero per andare oltre il metodo e il contenuto della guerra come forma di risoluzione dei conflitti. E in Ucraina? Come si ferma la guerra adesso? La Crimea alla Russia, Ucraina per sempre fuori dalla NATO, referendum popolare nel Donbass (scelgano loro con chi stare, secondo il principio di autodeterminazione tanto sbandierato dalle democrazie liberali), aiuti concreti dall’Occidente all’Ucraina per la ricostruzione, conferenza internazionale per ridiscutere confini e rapporti, obbligo multilaterale di riduzione delle spese militari e disarmo nucleare, rilancio di forme di tassazione dei grandi capitali per stornare sempre più denari in direzione della tutela degli ecosistemi e della promozione delle energie rinnovabili. Il danno più grande che possiamo fare ai BidenPutin e alle loro logiche segretamente complici è lavorare davvero per una pace duratura che sorga sul terreno del depotenziamento progressivo del dominio capitalistico ed oligarchico, ovunque esso si esprima. Sarà banale dirlo, e verrà tacciato come utopico, ma il punto ora e sempre è fomentare l’esodo dal potere. Illudersi di poterlo “governare”, rimanendo in balia dei suoi dettati, conduce solo a sterili contrapposizioni. Mentre le persone muoiono, le armi girano, i problemi si aggravano.
Paoalo Bartolini
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