Nel giugno scorso 7 Sindaci della costa del Piceno, sensibilizzati da un ampio comitato rappresentativo dell’associazionismo, del mondo dell’università e la ricerca, delle categorie del turismo e della piccola pesca artigianale, successivamente costituitosi in associazione, hanno sottoscritto congiuntamente un documento con il quale si invita il Ministero per la transizione ecologica a procedere senza indugi all’istituzione dell’Area Marina Protetta “Costa del Piceno”.
In realtà l’idea di istituire un’area marina protetta nella fascia costiera del Piceno nasce alla fine degli anni ’80 in seguito ai gravi fenomeni di eutrofizzazione che ebbero un forte impatto negativo sul sistema economico e favorirono una presa di coscienza riguardo la necessità di salvaguardare l’ambiente marino. La proposta, che si concretizzò nel 1991 con l’approvazione da parte dei Comuni interessati di apposite delibere consiliari, fu recepita dal Parlamento Italiano con l’inserimento del “Parco Marino del Piceno” tra le aree marine “di reperimento” elencate dall’art.36 della “Legge quadro sulle aree protette” approvata il 6 Dicembre 1991 (legge 394/91).
Ne seguì un lungo e partecipato iter progettuale che ha coinvolto oltre alle Istituzioni politiche e scientifiche anche le categorie economiche, con particolare riguardo a quelle del mondo della pesca e del turismo.
Innanzitutto gli studi biologici-oceanografici e socio-economici alla base del progetto, curati dall’ISMAR CNR, hanno dimostrato le solide ragioni che motivano l’Istituzione dell’area marina protetta.
La prima delle due ricerche, coordinata dal Professor Carlo Froglia ha infatti evidenziato la peculiarità e la ricchezza delle comunità di organismi marini e associazioni ittiche presenti nel tratto di costa e la specificità delle sue caratteristiche geologiche e oceanografiche, tali da imporre il dovere della salvaguardia di tale biodiversità e della catena biologica in cui è inserita, fondamentale per l’ecosistema marino. Infatti è del tutto evidente che, contrariamente a come un certo immaginario televisivo ci ha condotto a credere, non soltanto profondi fondali pieni di pesci sgargianti e di coralli lussureggianti siano eccellenze meritevoli di tutela.
Il secondo studio coordinato dal professor Nando Cingolani ha invece analizzato ed evidenziato i positivi riflessi socio-economici legati all’istituzione del parco marino in particolare nei settori del turismo e della pesca piccola artigianale.
Purtroppo però, una volta completato il lungo percorso progettuale con il parere favorevole della Conferenza Unificata presso al Presidenza del Consiglio dei Ministri sul testo del Decreto istitutivo predisposto dal Ministro dell’Ambiente d’intesa con il Ministro dell’Economia e delle Finanze espresso nella primavera del 2010, l’istituzione dell’AMP fu sospesa su richiesta dell’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno che sulla scia delle clamorose proteste dei pescatori di vongole, unica categoria contraria al progetto, il 30 Giugno 2010, inoltrò al Ministero una richiesta di altro tempo per effettuare ulteriori verifiche e consultazioni… peraltro mai messe in atto in alcun modo.
In realtà i pescatori di vongole, purtroppo troppo numerosi nell’ambito della marineria locale, che con l’utilizzo di potenti draghe idrauliche sottopongono l’ecosistema costiero ad un forte stress, hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora l’unica categoria fortemente contraria all’istituzione dell’AMP. Ciò, nonostante sia evidente l’impatto negativo (anche in termini di quantità e qualità del pescato) dello sforzo di pesca a cui attualmente sottopongono i locali fondali sabbiosi, e siano facilmente comprensibili i potenziali effetti positivi collegati alla istituzione dell’area marina. anche in termini di ripopolamento degli stock ittici e di maggiore identificazione e valorizzazione dei prodotti.
Concetti questi invece pienamente recepiti dal resto della marineria, in sofferenza per il calo del pescato a causa dello sfruttamento indiscriminato delle risorse marine che, unitamente ai riflessi dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento connesso alla forte urbanizzazione costiera, hanno oramai ridotto la capacità di rigenerazione dell’ambiente naturale con il rischio di una compromissione irreversibile. Un comparto, quello della piccola pesca artigianale, per il quale a fronte dell’impegno ad una programmazione delle attività di prelievo ed alla sperimentazione di attrezzi di pesca più selettivi l’AMP rappresenta una concreta possibilità di rilancio e di apertura di nuovi scenari di “multifunzionalità”.
Dall’altro lato non può mancare il sostegno al progetto da parte degli operatori turistici alle prese con la necessità di convertire e caratterizzare maggiormente l’offerta del sistema locale nella direzione di una maggiore sintonia con la domanda di natura, ambiente, salute, sempre più forte nell’opinione pubblica. Una conversione attraverso la quale poter offrire in modo efficace e credibile non solo “l’ombrellone”, ma pescaturismo, itinerari in mare, osservazione dei fondali, musei ittici e della storia della pesca, percorsi enogastronomici, e tanto altro. Senza considerare che il Parco Marino del Piceno, attraverso i sistemi fluviali dell’Aso e del Tronto (le cui foci sono incluse nella perimetrazione), sarebbe direttamente collegato con i due parchi nazionali montani dei Sibillini e della Laga, andando a costituire un unicum a livello nazionale ed europeo con tutte le immaginabili ricadute oltre che ambientali anche in termini di attrattività turistica.
Va sottolineato inoltre che il “parco marino del Piceno” comprendente il tratto di costa lungo 26 km densamente popolata, dei comuni di Altidona, Pedaso, Campofilone, Massignano, Cupramarittima, Grottammare e San Benedetto del Tronto, essendo certamente la più soggetta alla pressione antropica ed economico-produttiva tra quelle già istituite e in fase di istituzione nel nostro Paese rappresenta un originale progetto innovativo, non certo concepito come un “santuario” in cui “congelare” un ambiente naturale ancora integro e di straordinaria valenza estetica impedendo in sostanza qualsiasi attività, a punto da suscitare l’opposizione da parte dei residenti. Pur nella previsione al suo interno di aree a tutela integrale, generale e parziale, l’idea a cui si ispira è invece quella una riserva a scacchiera integrata, dinamica, altamente innovativa, concepita in modo tale da conciliare le esigenze di conservazione e salvaguardia delle risorse marine con la loro necessaria fruizione.
L’AMP del Piceno può essere vista come una forma di gestione innovativa e partecipata dello spazio marino, alla ricerca degli usi sostenibili delle risorse, dove mettere in atto “buone pratiche” trasferibili alle tante realtà costiere italiane ed europee caratterizzate da analoghe pressioni antropiche.
Un progetto quindi di straordinaria importanza non solo per il territorio di riferimento ma utile per avviare realmente quella riconversione ecologica tanto citata e di cui c’è un inderogabile bisogno.
Rimbocchiamoci tutte e tutti le maniche per realizzarlo insieme!
Massimo Rossi
Portavoce dell’associazione “Promotori del Parco Marino del Piceno ODV”
(contatti: parcomarinopiceno@gmail.com )
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