Area Marina Protetta del Conero: possibile esempio di Transizione Ecologica

Un vecchio slogan sempre attuale recitava “Pensare globalmente, agire localmente”; questa sollecitazione di addice alla kermesse in atto per istituire l’area marina protetta del Conero; l’evenienza di un’iniziativa locale, in questo caso ostacolata da anni dalle Amministrazioni comunali coinvolte, può assumere un significato più lungimirante se per un momento di alzano gli occhi  per guardare un po’ più lontano: la scelta di tutelare un minuscolo tratto di mare rappresenta innanzitutto un atto simbolico nell’intento di salvare il pianeta dalla debacle. Le contorsioni che stanno avvenendo alla COP26 confermano un futuro distopico che i big del mondo non sanno risolvere: le disparità nelle condizioni socio-economiche tra paesi ricchi e paesi poveri sono troppo acute per sperare di raggiungere un equilibrio in tempo utile (gli scienziati continuano a porre il termine ultimo del non ritorno entro i prossimi dieci anni).

Così gli interventi a favore dell’ambiente attuati a livello locale sono le uniche concrete modalità per avviare la Transizione ecologica. Ognuno deve fare la propria parte all’interno di un grande sforzo collettivo, partendo proprio dalle realtà territoriali più vicine ai cittadini: in caso contrario i grandi proclami resteranno dei bla, bla, bla, come rimproverano i nostri giovani. Pertanto la realizzazione di un’area protetta può davvero fungere da esempio tangibile nonché simbolico per un auspicato cambiamento di tendenza nello sviluppo. L’amministrazione comunale che si impegna a tutelare l’ambiente in contesti dedicati, di fatto indica ai propri cittadini come dovrebbe essere gestito l’intero territorio. Eppure i riferimenti istituzionali non mancano: obbiettivo precipuo della UE infatti è incrementare fortemente la salvaguardia di terre ed acque; la Strategia europea per la biodiversità 2030 da poco emanata, prevede tra le principali azioni “la creazione di una rete coerente e ben gestita di zone protette comprendenti almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’UE, di cui almeno un terzo sottoposte a tutela rigorosa”. Gli Stati membri devono recepire tale strumento e il documento italiano in fase di approvazione propone anch’esso nell’OBBIETTIVO GENERALE A – COSTRUIRE UNA RETE COERENTE DI AREE PROTETTE TERRESTRI E MARINA – Azione A.1 di “proteggere legalmente almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% della superficie marina attraverso un sistema integrato di Aree Protette, Rete Natura 2000 e altre aree legalmente protette”.

Perché dunque la Regione Marche e il Comune di Ancona non fanno fin da subito la propria parte, ad esempio attuando finalmente quanto indicato dalla L.394/91? Tale norma ormai vigente da moltissimi anni, all’art. 36, lettera h) indica la “Costa del Monte Conero” quale area marina di reperimento per l’istituzione di un parco o di una riserva marina. Sono 30 anni che una legge nazionale ha formulato questa proposta ed è una vergogna che non se ne sia fatto ancora nulla! Quando pomposamente si auspica la Transizione ecologica (c’è un Ministero a riguardo) cosa si intende esattamente se neppure il dettato di una legge viene attuato?

Entrando nel merito della questione delle Aree Marine Protette (AMP), l’attore principale è lo Stato con i suoi Ministeri. I riferimenti alla normativa vigente possono essere riscontrati nel portale: https://www.mite.gov.it/pagina/aree-marine-protette. È dello Stato il compito di:

  • istituire l’AMP, nell’ambito delle aree di reperimento di cui alla l. 394/91, con proprio Decreto redatto alla fine dell’istruttoria, contenente la definizione del perimetro dell’area, la zonazione al suo interno (A, B e C) e la tutela operata nelle tre zone attraverso un diverso grado di vincoli. Secondo le disposizioni ministeriali sullo schema di decreto vengono sentiti la Regione e gli enti locali interessati all’istituenda area marina protetta, per l’ottenimento di un concreto e armonico consenso a livello locale. Infine, come stabilito dal Decreto Legislativo n. 112/98 art.77, occorre acquisire il parere della Conferenza Unificata sullo schema di Decreto Ministeriale.
  • affidare la gestione delle AMP, ai sensi delle leggi 979/82, 394/91 e 426/98, a enti pubblici, istituzioni scientifiche o associazioni ambientaliste riconosciute, anche consorziati tra di loro. L’affidamento avviene con decreto del Ministro della Transizione Ecologica, sentiti la regione e gli enti locali territorialmente interessati.

Dunque per l’AMP del Conero sono almeno quindici anni che è stata avviata la richiesta del suo riconoscimento; pertanto il titolo “Costa del Conero” della norma statale, sembra correttamente indicare una delimitazione comprendente l’intero comprensorio del promontorio in relazione agli aspetti naturalistici che lo caratterizzano: dei Comuni inizialmente interessati, da ultimo è rimasto solo quello di Ancona, con la prospettiva di decurtare una parte significativa di litorale da proteggere, rendendo quindi di fatto monca la proposta ministeriale inizialmente concepita; ma adesso l’ondivago comportamento del Comune di Ancona di fronte alla proposta istitutiva dell’AMP si sta protraendo da troppo tempo. Un comitato si è pertanto attivato per promuovere l’istituzione e uno parallelo per fare ricorso ad un referendum consultivo, quale strumento per favorire una presa di posizione decisiva attraverso l‘espressione della volontà popolare. Ma neanche questa modalità democratica sembra ben accetta al Comune, considerato il comportamento ostruzionistico della Commissione consiliare chiamata ad esprimersi sul quesito, avendo anche coinvolto in apposito incontro rappresentanti dell’ufficio ministeriale preposto.

A distanza di più di un mese da detta interlocuzione, tutto tace e nulla si sa sulla risposta che dovrebbe pervenire agli uffici ministeriali preposti per il da farsi. Una risposta del Comune di assenso ovvero di diniego non può essere elusa: la proposta referendaria viene avanzata proprio per interrompere questo inconcepibile situazione di stallo. Il MITE (Ministero della Transizione ecologica) da parte sua è pronto a procedere, anche con fornendo finanziamenti dedicati, ma non senza una chiara manifestazione espressa a livello locale. È immaginabile che nel caso dovesse prorogarsi la mancata risposta da parte del Comune un ultimatum arrivi dallo Stato per sapere cosa devono fare…il tutto mentre la Commissione consigliare del Comune continua a riunirsi invitando le parti per prospettare improponibili soluzioni.

A questo punto la questione nel suo complesso, cioè proposta istitutiva e referendum a supporto, debba essere portata in discussione in aula, da parte di consiglieri interessati e vicini alla causa, tenendo conto di tutti gli elementi a disposizione (le diverse formulazioni del quesito presentate e bocciate dalla Commissione, gli approfondimenti offerti dai referenti ministeriali,…). Se come probabile l’odg viene respinto, può comunque essere attivato un ricorso al TAR per la questione del referendum promuovendo a latere una raccolta firme che possa avere un forte peso sui decisori. Peraltro da parte del Comitato per il referendum c’è stata grande disponibilità a rimodulare il quesito per accondiscendere alle richieste della Commissione, ma neppure questa apertura è stata accolta; a questo punto è auspicabile che la proposta referendaria mantenga la sua formulazione originale, magari con qualche aggiustamento che potrá pervenire riaprendo la discussione con la cittadinanza, le associazioni, gli esperti del settore, altre istituzioni,…: in tutti i casi non devono comparire gli aspetti attinenti i divieti già posti dalla legge e di seguito modulabili con il Regolamento gestionale che sarà redatto dopo l’istituzione dell’ AMP, come prevede la norma.

È evidente che l’interesse per la tutela dell’area è presente fin dai tempi della legge 394 citata e che in questo frattempo gli approfondimenti scientifici sono stati effettuati per certificare l’importanza ambientale della costa del Conero: è bene in proposito che la delimitazione  dell’Area rispetti la reale estensione del bene da tutelare.

Esiste peraltro anche un Comitato per il NO all’AMP, che è a favore di una sedicente area identificata con altri presupposti rispetto alle valenze supportate scientificamente da studi condotti per anni da CNR, UNIVPM, ISPRA,…: è evidente che Associazioni e organizzazioni che difendono interessi di parte non possono esprimere una valutazione tecnica scevra da condizionamenti; la caratterizzazione di un’area protetta richiede competenze e valutazioni squisitamente scientifiche, in quanto tali al di sopra dei interessi personalistici e conformi alle norme vigenti per difendere la natura.

Claudio Zabaglia

Write a comment