Si sta creando una forte mobilitazione attorno alla vicenda di una grossa struttura residenziale già autorizzata dalla Regione Marche a Rapagnano in Provincia di Fermo. Questa vicenda l’ha fatta emergere dalla montagna di carte della burocrazia regionale il Gruppo Solidarietà, gruppo che su questo tema ha promosso un appello alla Regione, scaricabile qui.
Il Gruppo Solidarietà da molti anni si batte per una risposta ai bisogni dei soggetti più fragili attraverso servizi e interventi territoriali, inclusivi e comunitari. Per sua natura questa impostazione è nemica della concentrazione dei servizi in megastrutture che quelle caratteristiche per definizione non possono avere. Purtroppo da tempo è stato avviato nella Regione Marche (per intenderci da prima dell’insediamento della attuale Giunta) un percorso volto alla concentrazione dei servizi diurni e residenziali ed alla conseguente emarginazione dei soggetti più deboli (disabilità, salute mentale, persone con demenza, anziani non autosufficienti). Questa scelta della Regione Marche ha trovato da poco espressione in un decreto autorizzativo di una sorta di cittadella della residenzialità a Rapagnano costituita da tre 3 palazzine per complessivi 175 posti, di cui 155 residenziali e 20 diurni. Destinatari di questi servizi sarebbero anziani non autosufficienti e con demenza, disabili, persone con disturbi mentali.
Questo il commento del Gruppo Solidarietà: “Il diabolico meccanismo che determina la possibilità di attivare posti autorizzabili secondo il fabbisogno, e la sostanziale mancanza di regole dettate dalla totale assenza di orizzonti di politica sociale, determina un sistema ad incastri che porta a mostri come questi. Prospettive di questo genere possono essere assunte solo da chi concepisce le politiche sociali (intese come interventi riguardanti sia la sanità che l’assistenza sociale) al pari di una qualunque attività commerciale. Una deriva vergognosa e inaccettabile.”
Qui occorre una breve digressione di carattere tecnico riguardante i due termini “fabbisogno” e “autorizzare”. Con il primo – fabbisogno – si definisce il perimetro di quello che secondo l’Amministrazione Regionale serve ai cittadini di una certa area (ad esempio il numero dei posti letto residenziali) e col secondo – autorizzare – si definisce il procedimento amministrativo che consente di costruire/trasformare una struttura dentro i limiti di quel perimetro. Quello che sarebbe avvenuto con la struttura di Rapagnano è che attraverso il “sistema di incastri” tra fabbisogno e autorizzazione è la nascita per ora sulla carta di una sorta di ecomostro sociosanitario. Infatti, i nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociali e sociosanitari, commentati qui dal Gruppo Solidarietà, “non solo permettono accorpamenti illimitati a tutte le strutture già autorizzate o in via di realizzazione, ma, come dimostra il decreto di Rapagnano, rendono possibili concentrazioni di posti letto in un mix di “moduli” diversi, il cui unico obiettivo è assemblare servizi convenzionabili a più alta remunerazione. Un’operazione commerciale che la Regione Marche promuove e autorizza”.
Grazie alla davvero infaticabile opera di stimolo del Gruppo Solidarietà la vicenda è ora uscita anche dai confini regionali (vedi questo intervento sul sito di Valigia Blu) ed è ora alla attenzione dei sindacati CGIL, CISL e UIL. Firme all’appello cominciamo a venire anche da fuori Regione. Dipende da Noi lo ha già messo da tempo al centro della propria attenzione.
Questa concentrazione dei servizi sociosanitari sta avvenendo sotto traccia lontana dai riflettori dei media e dalla attenzione della politica. Emerge solo grazie alla attenzione dei pochi (in primis a quella del Gruppo Solidarietà) che hanno la pazienza di scovare negli atti regionali le tracce di questa scelta. Una scelta che ci deve far riflettere e mobilitare su quello che sta avvenendo nella Regione Marche, una Regione che diluisce ciò che andrebbe concentrato (gli ospedali) e concentra ciò che andrebbe diluito (i servizi sociali e sociosanitari).
Ovviamente chi non l’avesse già fatto firmi l’appello dopo averlo scaricato da qui!
Claudio Maria Maffei
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