Non reagire, ma vivere

Nel tempo dell’antipolitica e della democrazia congelata, a fronte di aspre polarizzazioni sociali indotte ad arte mentre i conflitti reali raramente trovano spazio nella narrazione mainstream, ci domandiamo quali siano gli spazi effettivi dell’iniziativa civile e della trasformazione sociale. Sembra, troppo spesso, che una prospettiva di sinistra – etica, popolare e serenamente anticapitalista – possa esprimersi esclusivamente difendendoci dagli attacchi del potere, giocando di rimessa, proteggendo i pochi diritti rimasti e velocemente smantellati nell’arco degli ultimi decenni. Anche sul versante della giustizia ambientale e climatica troppo spesso ci resta solo da “resistere”, sperando di rilanciare una sacrosanta convergenza per la difesa dei beni comuni. Tutto giusto, tutto necessario. Ma a dettare il ritmo della danza è sempre Monsieur Le Capitale. E noi dietro a combattere, a fare barricate, a recuperare un metro quadro di terreno alla volta. C’è in questo qualcosa di inevitabile, dobbiamo ammetterlo. I rapporti di forza sono questi. Allora potremmo accettare in parte questo destino di resistenti per la giustizia (per la dignità, per la Costituzione ecc.), tuttavia rilanciando lo spirito delle alternative concrete al peggio.

Dipende da Noi è un movimento nato per dare forma, insieme ad altri, a una possibilità storicamente offuscata dal crollo rovinoso del sistema sovietico (il cosiddetto comunismo storico o socialismo reale): alimentare dinamiche differenti da quelle centrate sullo sfruttamento del lavoro salariato e delle risorse naturali, frequentare modi di essere, vivere e fare economia che siano credibili e attraenti per chi sogna una vita buona. Ecco, quindi, che la nostra resistenza deve essere sempre meno reattiva e sempre più spiazzante, inventiva, appassionante. Quale mondo pensiamo per gli umani che evolvono in accoppiamento strutturale con i loro ecosistemi? Che spazio diamo all’arte e alla gioia nelle nostre battaglie? Di quali illusioni siamo pronti a fare a meno? Ma anche: oltre i proclami roboanti, come si cala nel reale il nostro desiderio di una trasformazione autentica? Il nostro obiettivo, come gruppo di donne e uomini alla ricerca di una convivenza rigenerata, mi pare quello, oggi più che mai, di ritrovare in noi stessi – nei legami quotidiani, nelle azioni e nelle riflessioni – la disponibilità a metterci in ascolto del futuro che batte dentro la scorza del presente, del seme che sotto terra spinge per venire alla luce. Ascoltare, intuire e dare seguito a un richiamo che ci sprona a costruire qui e ora momenti di vera vita e occasioni di liberazione. Una salvezza in miniatura, che non rimanda a mondi ultraterreni o a un radioso avvenire, ma alla prossima carezza, alla prossima manifestazione, alla prossima poesia.

Paolo Bartolini

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