Segnalo volentieri la recente uscita di un ottimo libro-dialogo, intitolato “Suonare in caso di tristezza. Dialogo sulla scuola e sulla democrazia” (PM edizioni, 2021), dedicato ai temi dell’educazione e dell’impegno civile. Gli autori sono Giuseppe Bagni e Giuseppe Buondonno, due intellettuali con grande esperienza nel campo dell’insegnamento negli istituti superiori. Entrambi politicamente sensibili e impegnati, da tempo, a dar forma a un pensiero critico capace di calarsi nelle contraddizioni della realtà, soprattutto negli ambiti della scuola pubblica dove le coscienze dei ragazzi dovrebbero svilupparsi e tentare la loro via individuativa.
I percorsi formativi degli autori (scientifico quello di Bagni e umanistico quello di Buondonno) fanno da premessa al gioco delle differenze che il libro esibisce in maniera splendida, offrendo un esempio vivo di cosa significhi dialogare in maniera onesta e rispettosa, promuovendo l’incontro tra posizioni affini e mai identiche. Da questo la ricchezza di un testo agile che testimonia con passione la criticità del passaggio storico che stiamo attraversando, soprattutto dopo l’impatto ambientale, sociale ed economico del Covid-19 nelle nostre vite. Che ruolo ricopre oggi la scuola dentro la cornice di una cultura ipermoderna appiattita sulle logiche dell’accumulazione quantitativa e di mero funzionamento dell’apparato tecnico? È possibile ripensare il progetto pedagogico sotteso all’istruzione pubblica, liberando i giovani da un destino di precariato funzionale alla sola economia di mercato? Quanto è importante incidere sul quadro politico complessivo per riformare radicalmente i percorsi di studio e per aiutare le nuove generazioni a salpare verso nuovi lidi abbandonando il culto della performance e del calcolo?
Sono questi e molti altri gli interrogativi sollevati da un lavoro incisivo e sfaccettato, che permette a chi legge di respirare l’importanza cruciale dell’educazione in una fase di transizione che denuncia l’insostenibilità del tecno-capitalismo e annuncia stravolgimenti ecosociali di vasta portata. Si tratta, come gli autori ben chiariscono, di mettere a fuoco il mutamento antropologico implicato nell’attuale epoca digitale, con tutte le conseguenze che ne derivano per i processi apprendimento e per la maturazione della personalità dei nostri giovani. Consiglio la lettura del libro non solo per le proposte interessanti e ragionate che ci vengono suggerite al fine di immaginare “la scuola che vorremmo”, ma anche per l’acume con cui vengono poste le domande e per la qualità del dialogo che esprime il vero metodo di lavoro da adottare nel mondo della scuola: quello dell’imparare insieme gli uni con gli altri, senza confluenza e senza contrapposizioni sterili. Come se Bagni e Buondonno – nel parlare della Costituzione, della democrazia e della scuola pubblica – avessero deciso di istruirci su ciò che non può essere insegnato mediante concetti, ma richiede sempre l’esempio credibile di una testimonianza incarnata.
Il loro esempio mi pare perfetto per comprendere, qui e ora, cosa siano l’amicizia, l’esercizio intellettuale e l’amore per il futuro che brilla negli occhi di ragazze e ragazzi. Occhi che si aprono sul mondo e che, prima di essere attratti da uno schermo luminoso, hanno bisogno di specchiarsi nello sguardo limpido e coraggioso degli adulti. Non per trovare loro stessi imitando i “grandi”, ma per ricevere quel riconoscimento che li affida al piacere vitale della scoperta, al cammino che si fa collettivamente prima che individualmente, in direzione di una partecipazione consapevole al destino che ci unisce.
Paolo Bartolini
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