Se persino la Repubblica in un suo servizio di ieri pubblicava un titolo come “Dalla difesa della razza all’apologia del fascismo: le Marche laboratorio della destra più nera” vuol dire che un problema di svolta a destra a casa nostra c’è e si vede da lontano.
Ma anche dalla finestra da cui guardo io la nostra Regione, quella sulla sua sanità, si vede nero, un “nero” meno ideologico ma persino più preoccupante perché più strisciante: è il nero della arroganza che quando si mescola alla incompetenza rende la politica di chi governa la sanità pericolosa per i cittadini. Mi correggo: “intravedo” nero perché voglio coltivare la speranza di far capire anche a chi sta governando che qualcosa si può fare, anzi si deve fare al più presto per migliorare la sanità e non solo quella della nostra Regione. E quindi divido questo post in due parti. Nella prima parlo del rischio di una gestione arrogante e incompetente e nella seconda parlo di come si può correggere il tiro, visto che non mi pare il caso che per altri cinque anni lo stile di governo della sanità rimanga quello di questi mesi e, per amor del vero, dei cinque anni precedenti.
Cosa mi fa parlare di governo della sanità arrogante e incompetente? I segni dell’arroganza vengono quasi tutti i giorni dai quotidiani locali. Si prendano ad esempio le dichiarazioni in libertà di consiglieri della coalizione che sostiene la Giunta che parlano di Piano abrogato, dichiarazione corretta poi in “lo stiamo riscrivendo”. E’ evidente la totale mancanza di consapevolezza da parte di questa Giunta di cosa sia un Piano Sociosanitario e della complessità di una sua riscrittura. E qui passiamo ai segnali (numerosissimi) di incompetenza. Ne prendo due particolarmente importanti.
Il primo segnale viene dal primo documento di valenza strategica di questa Giunta e cioè il Documento di Economia e Finanza 2021-2023 in cui la parte della sanità è stata in pratica scritta dalla precedente Giunta. Da questa sono ripresi sia lo stile che gli atti. Lo stile è rigorosamente quello “se non puoi convincerli confondili”. Se non sei abituato a questi documenti regionali la prima reazione sarebbe quella del tipo “ma questi hanno fatto tutto” perché è tutta una fioritura di citazioni di Delibere e di acronimi, appunto nello stile era Ceriscioli. Ma i documenti non vanno scritti così. Un documento programmatico di quel tipo ha (o almeno dovrebbe avere) una valenza strategica e quindi dovresti descrivere i problemi che hai scelto di affrontare e spiegare perchè li hai scelti, come pensi di affrontarli e quali risultati pensi di raggiungere. Il tutto con numeri, dati e scadenze. Tutto questo non cercatelo perché non lo trovereste. Ma la scusa già la sento prima che venga detta: questa parte l’hanno scritta “quelli che c’erano prima”. E allora ridateceli tutti quelli di prima, ti verrebbe da dire.
Il secondo segnale viene dall’altro documento di potenziale valenza strategica dalla Giunta e cioè il Piano della Performance 2021-2023 della Regione Marche approvato il 1° febbraio. Anche qui emerge con assoluta chiarezza nella parte sulla sanità la assoluta mancanza di chiarezza di idee su quale debba essere l’orizzonte strategico della sanità secondo la Giunta Acquaroli. Si tratta di un Piano che dopo avere definito le strategie di medio-lungo periodo della Giunta le dovrebbe tradurre in obiettivi per i dirigenti. Nel documento le linee strategiche sono generiche e pretenziose e gli obiettivi dati al Servizio Salute irrilevanti. Manca qualunque riflessione sul ruolo della Agenzia Sanitaria Regionale. Di nuovo è un documento vecchio del tutto indistinguibile dagli analoghi prodotti della precedente Giunta, dai cui tecnici, funzionari e dirigenti è stato scritto (per forza: sono sempre gli stessi). E di nuovo ti viene da dire: e allora ridateceli tutti quelli di prima.
Insomma a me pare che se mi affaccio dalla finestra della sanità sull’operato di questa Giunta e cerco segnali che c’è qualcosa di cambiato, beh segnali di questo tipo non ne trovo. E questo mi preoccupa.
Durante la precedente legislatura la qualità della sanità delle Marche è scivolata lentamente, ma inesorabilmente verso il basso. Tanto per dire nelle verifiche ministeriali e nelle conseguenti classifiche per Regioni le Marche hanno perso nel periodo 2015-2020 due posizioni (dal settimo del 2015 al nono del 2018, ultimo anno per cui c’è il “voto” disponibile). Dentro queste classifiche bisogna saperci leggere, ma una cosa è certa: non sono ingenerose con le Marche, ma registrano ciò che i cittadini e gli operatori pure sentivano, e cioè un grosso problema di qualità del sistema sanitario. Quali le cause? A mio parere una ha giocato un ruolo importante e riguarda lo stile di governo della Giunta Ceriscioli: autoreferenzialità, nessuna capacità di ascolto, scarsa capacità progettuale, nessuna attenzione alla lettura dei dati sullo stato della sanità regionale e utilizzo dei dirigenti ispirato alla logica della mediocrazia. Mediocrazia che vuol dire selezionare e utilizzare gli staff tecnici solo in funzione delle proprie scelte e dei propri interessi. Per saperne di più sulla mediocrazia leggere qui. Attenzione: mediocrazia non vuol dire che i dirigenti siano mediocri per loro “natura”, ma per il “ruolo” che viene loro assegnato e per il “gioco” che viene loro assegnato.
Gli stessi elementi negativi appena elencati caratterizzanti in sanità la azione della precedente Giunta si ritrovano in questa. Con in più quelle sfumature di nero di cui parlava la Repubblica e di cui in sanità la testimonianza più importante è la posizione della Giunta sulla salute della donna.
Parlavo all’inizio della speranza che il nero che si intravede così bene anche in sanità nella azione della attuale Giunta possa trovare correttivi almeno parziali in tempi rapidi. Nella diagnosi c’è anche la possibile terapia: sostituire la arroganza con la umiltà e la incompetenza “mediocre” con la competenza quanto più possibile “autonoma e responsabile”. Due mosse da fare subito a parere mio.
Claudio Maria Maffei
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