Erano in molti ad attendere “il cambiamento” che nuova maggioranza alla guida Regione Marche aveva preannunciato ai quattro venti sin dall’avvio della campagna elettorale. Quale miglior cimento per dimostrarlo se non il bilancio di previsione, un cerchio di fuoco da superare con balzo ardimentoso.
La realtà ci ha consegnato invece un documento raffazzonato, un copia incolla dei precedenti partoriti negli anni scorsi dalla giunta Ceriscioli, con tanto di plauso ed assenso a quelle scelte che, come i fatti hanno mostrato, si sono rivelate incapaci di rispondere ai bisogni più gravi ed impellenti della società marchigiana. Ecco quindi che il “nuovo” bilancio diventa la testimonianza palese dei limiti di questo esecutivo e insieme la conferma dell’intercambiabilità di soggetti della politica, prigionieri delle medesime “gabbie valoriali”, governabilità, privatizzazioni, aziendalizzazione dei servizi pubblici.
Così non potendo distinguersi nei fatti, il Presidente Acquaroli, lo stesso che il 28 ottobre del 2019 si è trovato “inconsapevolmente” a festeggiare, l’anniversario della Marcia su Roma in una conviviale del suo partito con tanto di menù nostalgico, ha scelto la “vendetta” tagliando fondi e sussidi ad associazioni che in questi decenni, hanno contribuito alla tenuta e alla crescita democratica della nostra comunità. Realtà che hanno dato un insostituibile contributo per la valorizzazione della memoria e dei valori del movimento di liberazione come l’A.N.P.I o che hanno realizzato centinaia di eventi culturali, promosso decine e decine di iniziative editoriali, realizzato una monumentale biblioteca archivio, introdotto e accompagnato al successo nel campo della storia tante e tanti giovani talenti, come l’ istituto Regionale per la storia della Liberazione, oggi diventato Istituto di Storia Marche.
E’ vero che nelle ultime legislature l’attenzione al valore di queste Associazioni e questi Istituti aveva perso slancio, insieme all’impegno concreto e quotidiano di contrasto dei pericolosi rigurgiti neofascisti, forse in ragione di un “revisionismo storico” che deriva dal pensiero neoliberale e nega il conflitto occultandone le cause.
Come Movimento di impegno civile “Dipende da Noi” rivolgiamo alla Regione Marche la richiesta di rivedere la propria decisione e di ripristinare i fondi tagliati. Ci auguriamo che questa mossa propagandistica possa almeno aiutare i sinceri democratici a riappropriarsi della consapevolezza che i valori della Resistenza, la storia e la memoria, il dovere di coltivarla, hanno bisogno di nuova linfa vitale. Questa non viene certo solo dai fondi disponibili, ma anzitutto dall’impegno politico e culturale di tutti quelli che amano la Costituzione e la verità storica come giusto fondamento della società attuale e futura.
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