Già la vicenda di Banca Marche aveva segnato l’assenza totale del governo regionale, il quale non ha saputo esercitare un ruolo volto ad una soluzione che avesse l’interesse pubblico e il territorio tra gli obbiettivi del salvataggio, indicando clausole e impegni. Ora si sta ripetendo la stessa cosa, come se la ristrutturazione del sistema del credito fosse sempre solo un fatto privato e non riguardasse il sistema economico regionale, tanto più in una fase così difficile come questa.
Noi sosteniamo, invece, che in questo campo è urgente un protagonismo della Regione sia per garantire al sistema economico regionale un accesso al credito sicuro e giusto, sia per mettere in campo autonomamente azioni di sostegno creditizio a quei settori dell’economia marchigiana che, spesso, sono marginalizzati dalle logiche di mercato.
Senza un vero sistema regionale e un contrappeso pubblico anche nel settore del credito, un’economia come quella delle Marche soffrirà ancor più per l’onda lunga della crisi e, soprattutto, saranno impedite quelle iniziative di nuova economia che sono state molte volte la carta vincente dell’imprenditoria diffusa della nostra regione.
Sin d’ora è necessario rilanciare e riqualificare l’azione di una società regionale come la Svim. Serve soprattutto il protagonismo progettuale dell’esecutivo regionale, che deve lucidamente indicare le linee di convergenza tra i soggetti economici marchigiani verso una trasformazione profonda del modello produttivo e distributivo, in modo che possa rispondere ai bisogni dei cittadini e del territorio.
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