Noi stiamo precisamente in questo cammino.
Sperimentando giorno per giorno la difficoltà di far capire a tanti il progetto e il metodo di “Dipende da Noi”, qualcuno può scoraggiarsi, qualche altro può farsi intimidire dal gioco incrociato che richiama al “voto utile” e farsi prendere dall’incertezza. È il gioco, da un lato, dei sondaggi che annunciano la vittoria della destra alle elezioni regionali e, dall’altro, degli appelli all’unità della sinistra. Ma allora ascoltiamole queste voci che veicolano lo scoraggiamento (“non ce la possiamo fare”) o addirittura il senso di colpa (“anche noi dividiamo la sinistra”). Proviamo a superare insieme la suggestione di queste voci riflettendo meglio sulla situazione in cui siamo, così potremo vedere che, malgrado i dubbi e le paure, stiamo facendo la cosa giusta.
Gli ostacoli sono molti. Siamo nati solo a ottobre 2019, con molte persone che non hanno esperienza di azione politica diretta, soprattutto di campagne elettorali. E siamo nati in un contesto regionale compromesso dal malgoverno delle giunte di centrosinistra che si sono succedute per decenni. Chi resta sorpreso dei sondaggi a favore della destra forse non si è accorto che la nostra situazione nelle Marche è paragonabile non a quella dell’Emilia Romagna, già molto problematica, ma a quella disastrosa dell’Umbria, dove il centrosinistra era totalmente screditato ed è stato inesorabilmente sconfitto alle elezioni. E lo sarebbe stato chiunque fosse stato candidato e con qualunque coalizione unitaria.
Ora gli appelli all’unità arrivano tardi e soprattutto andrebbero rivolti al Partito Democratico marchigiano, che (a riprova della sua ormai proverbiale sordità) non ha fatto una piega di fronte all’ennesima richiesta di responsabilità per una coalizione unitaria. “Dipende da Noi” molti mesi fa aveva tentato di costruire l’unica base possibile per un’alleanza non di facciata: abbiamo proposto una svolta di metodo, priorità ben mirate sui problemi più gravi e una candidatura a presidente credibile, capace di simboleggiare la politica del prendersi cura anziché la logica di potere.
I dirigenti del Partito Democratico non hanno minimamente considerato questo spiraglio di novità autentica e altrettanto continuano a fare oggi di fronte all’appello per l’unità.
Inoltre come si fa a non ricordare che la cosiddetta “sinistra” politica in Italia è polverizzata in una sfilza di sigle medie, piccole, immaginarie: Partito Democratico, Articolo Uno, Possibile, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Movimento per la Democrazia in Europa 2025, Partito Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Vox Italia di Diego Fusaro. E potrei continuare con una miriade di altri gruppi, oltre tutto tenendo bene a mente che dentro ognuna di queste sigle ci sono almeno tre o quattro anime diverse in lotta tra loro. Più che uno schieramento politico, sembra una galassia i cui personaggi andrebbero bene per gli album delle figurine Panini o nello studio del dottor Freud.
A fronte di questo delirio delle identità e di questa fiera della vanità non servono gli appelli. Anzitutto serve la comprensione delle cause di questa implosione culturale. Ne ricordo almeno alcune tra le principali: l’incapacità di pensare e progettare un nuovo modello di società, oltre la critica a quello attuale; l’incapacità di immedesimarsi nella condizione degli sfruttati e degli esclusi; il contagio della logica di potere tra i dirigenti di questi partiti; il settarismo; la vittoria culturale dell’individualismo, che si è diffuso anche tra tutti noi da tanto tempo. Vorremmo combattere la destra e il capitalismo avendone interiorizzato, senza rendercene conto, atteggiamenti e mentalità.
Tra le difficoltà che scontiamo ci sono poi il trauma dell’epidemia, la mancanza di risorse e soprattutto la ritrosia di molte persone a esporsi, sia per le candidature sia per il coinvolgimento diretto nella campagna elettorale. A digitare giudizi sui social sono buoni tutti, poi a impegnarsi nella realtà effettiva restiamo in pochi. Per onestà devo dire (e se lo dico io potete crederci) che anche il candidato alla presidenza della Regione di “Dipende da Noi” poteva sicuramente essere migliore e più esperto delle dinamiche della politica.
Ma rimane decisivo lo spirito con cui si riconoscono tutti questi problemi. O è la rassegnazione, che ci spegne il cuore e ci paralizza, oppure è la passione, che ci dà la forza di affrontare e superare le difficoltà. Voglio sottolineare con la massima convinzione che alla prova di tutti questi ostacoli le ragioni del nostro impegno resistono e si confermano valide. Perché l’unica via percorribile per rigenerare la democrazia, per cercare di dare un governo decente a questa regione e per fermare non solo la destra ma le cause che la rendono egemone in Italia (altrimenti che cosa significa “fermare la destra”?) è quella di costruire un movimento politico che metta in circolo un’altra visione, un altro metodo, una serie di priorità giuste e una qualità di persone adatte a promuovere il bene comune.
Dobbiamo coltivare questo seme di futuro avendo la tenacia, la pazienza, la fiducia e il coraggio di promuovere la primavera mentre è inverno. E soprattutto dobbiamo farlo insieme a quelli che oggi sono invisibili agli occhi del potere: gli sfruttati, i salariati, i precari, i terremotati, i migranti, i più piccoli, i più vulnerabili, i disprezzati, gli abbandonati.
Abbiamo già spezzato la suggestione che ci fa credere che siamo impotenti. La suggestione si spezza quando usciamo di casa, ci troviamo con altri e ci organizziamo per costruire dal basso una prima risposta alle iniquità che fanno vittime nella società. Per fare questa scelta concreta occorre ritrovare la fiducia nelle nostre possibilità di azione, il senso di responsabilità che ci spinge a portarci lì dove sono le contraddizioni reali e l’immaginazione politica che ci permette di anticipare percorsi di soluzione impensati rispetto alle difficoltà attuali. Solo nella convergenza tra esperienze di questo tipo potrà riprendere il cammino della democrazia in Italia e nel mondo. Questo è “Dipende da Noi” e non c’è difficoltà che potrà costringerci a rinunciare, soprattutto adesso che donne e uomini, ovunque nelle Marche, hanno ripreso fiducia grazie alla nostra iniziativa. Solo la forza della determinazione etica e civile di tante persone può generare la trasformazione sociale e politica.
Roberto Mancini
Devi essere connesso per inviare un commento.