a) la passività rispetto alle brutture del sistema dominante;
b) la minaccia dell’onda neofascista che sta montando all’incrocio tra populismi e sovranismi reazionari.
USCIRE DALLA SFIDUCIA è l’unica via che può permettere di dare risposte efficaci a queste tendenze reazionarie.
Che significa però uscire dalla sfiducia? Non si tratta, qui, di adottare le ricette contemporanee del pensiero positivo, bensì di approfondire lo sguardo con il quale osserviamo gli eventi e la vita di ogni giorno. In mezzo alle rovine, ogni giorno genitori, nonni, insegnanti, educatori, librai, formatori, artisti e a tante altre categorie di persone contribuiscono a crescere le giovani generazioni. Se ne prendono cura, le nutrono, le accompagnano verso una forma di convivenza che non sia all’insegna della competizione, dell’esclusione, del successo a ogni costo.
E tante persone si battono per difendere il territorio, per coltivare un orto, per restaurare una chiesa, per ripulire un prato o un fiume.
Tante altre resistono alla violenza della stupidità e producono cultura. Altre ancora pensano, scrivono e mettono in circolo nel corpo stanco della comunità domande importanti.
Insomma, la fiducia rinasce se togliamo dagli occhi le scaglie di buio che ci impediscono di vedere, la negatività assoluta, il culto del potere, la convinzione che a nulla valgano il coraggio, la politica, la creatività.
Chi sa vedere con altri occhi si accorge che la situazione è molto difficile, ma la partita non è persa. Se lo fosse non staremmo nemmeno qui a scrivere e a leggere queste parole.
Paolo Bartolini
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