La lettera di Roberto Mancini e le altre che si sono succedute e che ho letto con molto interesse hanno generato in me un pensiero che segue però un percorso diverso.
Pur essendo d’accordo su quanto Roberto, Paolo, Fabrizio e altri hanno saggiamente espresso riguardo alle prossime elezioni politiche, alle alleanze, alla necessità di unità delle sinistre, c’è un tema che non è stato colto, mi sembra, e che è di estrema importanza : la sopravvivenza di Dipende da Noi.
Questa non è legata, a mio avviso, alla possibilità di alleanze politiche ma a fattori interni che si stanno verificando e che minacciano la coesione del movimento. Dal momento della nascita dello statuto, dell’entusiasmo generale e dei buoni propositi si è passati ad una fase di inaridimento interno con divergenze, delusioni e abbandoni. Il movimento si è asciugato di soci e di entusiasmo. Nella mia provincia, quella di Pesaro e Urbino, si è praticamente dissolto, non c’è più alcuna attività ne incontro ne coordinamento. Senz’altro la contingenza delle elezioni amministrative in alcune città della regione ha contribuito a spostare momentaneamente l’attenzione dai problemi interni ma ora mi sembra ingiustificato continuare ad ignorarli come a dire che chi, pur avendo a cuore le istanze di giustizia sociale e di bene comune che ci accomunano nei valori dello statuto, non è in grado di buttarsi nell’agone dell’attivismo politico si faccia da parte. Mi sembra che lo spirito con cui il Movimento è nato non fosse questo ma il voler costruire una politica diversa attraverso un confronto interno democratico e libero.
Abbiamo vissuto e viviamo i grandi problema della pandemia, della guerra in Ucraina, della transizione ecologica sui quali si sono letti alcuni interventi o prese di posizione personali ma sui quali non è stata avviata una riflessione seria comune.
Il mio timore è che stiamo andando nella stessa direzione di tutti i partiti dove conta più il raggiungere risultati elettorali che costruire idee comuni dal basso, per poi trovarsi inevitabilmente a dividersi.
C’è una parte del Movimento che sente il bisogno di un dialogo e di un confronto interno più serio, sente di non voler affrettare le scelte prima di averle maturate insieme, sente il bisogno di viversi come comunità di idee e di relazioni umane prima che come partito. Non tutti sono scafati dal punto di vista dell’azione politica, alcuni necessitano del tempo a loro necessario per crescere attraverso il confronto, l’ascolto di chi ha esperienza in un campo o nell’altro, attraverso la libertà di esprimersi e porre interrogativi. Crescere insieme; se non si cresce insieme non ci si riconosce sullo stesso cammino e si prendono , prima o poi, strade diverse, magari parallele ma diverse.
Ferdinando Ciani
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