Il Comitato priorità alla scuola ha indetto, per il 26 marzo, uno sciopero per chiedere la ripresa delle lezioni in presenza.
In questo clima di confusione, con le strutture ospedaliere al collasso e la curva dei contagi che non scende come sperato, riteniamo sia urgente maggiore determinazione e siamo a chiedere una chiusura totale delle attività produttive non indispensabili.
Continuiamo a registrare forti sperequazioni in cui i diritti fondamentali sanciti dalla carta costituzionale vengono esercitati in modo parziale e a favore di una sola parte della cittadinanza.
Il diritto allo studio è garantito in modo parziale mediante la DAD e la DID e le difficoltà che molte famiglie hanno ad accedere alla banda larga. Per questo ci associamo alla richiesta di vincolare le risorse del Recovery Fund al rilancio della Scuola pubblica.
Il diritto al lavoro viene negato ad alcune categorie dei servizi e del commercio mentre, invece, continuano ad essere aperte aziende che producono beni non necessari, primi tra tutti gli armamenti. Si aggiunge il sovraccarico di lavoro per le poche donne che hanno mantenuto un posto di lavoro, per il telelavoro che viene raccontato come lavoro agile senza essere regolamentato in tal senso e le situazioni di rischio in cui si espongono giornalmente le maestranze del commercio alimentare.
Il diritto alla salute è fortemente pregiudicato sia per la difficoltà di reazione alla pandemia da parte delle strutture ospedaliere che per una chiusura parziale che non blocca la catena del contagio e che impone, invece, situazioni di contatto non indispensabili.
Riteniamo che il nostro maggior nemico, oltre al covid, sia l’incertezza con cui, da mesi, ci troviamo a convivere e che non aiuta a disegnare un futuro per le nuove generazioni e che non risolve la crisi in cui si trova il mondo della produzione.
Già nel mese di luglio chiedemmo che la programmazione della ripresa dell’anno scolastico prevedesse aule meno affollate, investimenti sul personale scolastico e una diversa organizzazione dei trasporti e torniamo ancora oggi a ribadire questa urgenza.
La scuola non è di per sé un moltiplicatore dei contagi, come dimostra una recente ricerca. La pericolosità, anche negli ambienti educativi, cresce solo se mancano iniziative adeguate di tipo logistico e investimenti diretti a potenziare lo svolgimento in piena sicurezza dei momenti formativi in presenza.
Il movimento Dipende da Noi è convinto che la cultura e la formazione siano le uniche vere armi di salvezza e di trasformazione efficaci per la costruzione di una società equa e solidale capace di prendersi cura del pianeta.
Se le fabbriche di armi sono aperte, lo siano (in sicurezza) anche le scuole!
Devi essere connesso per inviare un commento.